«Soldi a Roma per il cinema? Prendo la pistola»

«Ben venga la concorrenza, ma a loro niente fondi dei Beni culturali. Rutelli? Se mi vuole dare una mano...»

Paolo Brusorio

da Milano

Venezia contro Roma. Dice, dov’è la novità? La novità è che quella che sembrava ormai una questione cotta e mangiata torna sul tavolo. Poi sì, la polemica striscia, magari esploderà più avanti, magari anche no. Diciamo che siamo agli avvisi ai naviganti. Allora: dal 30 agosto al 9 settembre in Laguna va in scena la Mostra del cinema. Succede da 63 anni con alterne fortune, ma nessuno può smentire che il cinema in Europa ha la sua seconda casa (la prima è a Cannes) al Lido di Venezia. Abituata a fare a pugni con le major americane e con i pruriti dei produttori italiani, la Mostra quest’anno si ritrova un «nemico» in casa: la «Festa del cinema» fortissimamente voluta dal sindaco Veltroni e in cartellone a Roma dal 13 al 21 di ottobre.
Rassicurazioni a destra e sinistra, soprattutto da sinistra, un coro di «volemose bene», ma che la bulimia culturale di Veltroni abbia per così dire infastidito la Mostra è impossibile da ignorare. «Non tolleremo cannibalismi, se la kermesse di Veltroni ci minaccia, risponderemo con il nuovo palazzo del cinema», disse qualche mese fa il presidente della Biennale (madre e cassa della Mostra) Davide Croff. Non solo, nel giro di una settimana manifesto, Liberazione e Unità sono entrati a piedi uniti sull’inquilino del Campidoglio. Titoli: «Roma investe milioni per distruggere la Mostra del cinema di Venezia»; «La festa del cinema a chi si farà?». Come a dire: tra i due litiganti, il terzo (il cinema) muore. Forse.
Partite, le grandi manovre sono dunque arrivate quasi in fondo. Tanto che il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, che magari ha annusato l’aria, lancia un preciso avvertimento: «Se scopro che lo Stato ha dato dei contributi al Festival di Roma, metto mano alla pistola. Veltroni, con i soldi che ha a disposizione può fare qualsiasi cosa nella sua città. Ma senza accedere ad altri fondi».
Roma ha un budget di 10 milioni (Comune, Provincia, Regione, Camera di commercio e Bnl); Venezia di otto. Circa 6,5 dallo Stato e il resto dagli sponsor. Sospetta che i Beni culturali abbiano aperto il portafoglio per Roma?
«Io non sospetto niente. E non faccio polemica. La mia è solo una preoccupazione. Con i tempi che corrono, sarebbe un’assurdità megagalattica sostenere un’altra manifestazione».
Si fida di Veltroni quando dice che Roma non vuole oscurare Venezia?
«Non è questione di fiducia o no. Le città sono delle imprese e la concorrenza serve a migliorarle. Ognuno sfrutta le sue carte. Veltroni da grande appassionato punta sul cinema, Venezia sulla tradizione, sul prestigio e sulla voglia di avanguardia. Qualità guadagnate sul campo in tutti questi anni».
Si aspetta un occhio di riguardo dal ministro dei Beni culturali Rutelli o teme, visto il suo passato di sindaco, che strizzi l’occhio a Roma?
«Se Rutelli mi dà una mano sono ben felice. In generale, spero di trovarmi bene con lui».
E Galan? Si sente tutelato dal governatore del Veneto?
«Non mi interessa quello che dice Galan»
Ancora paura di farsi cannibalizzare da Roma?
«Non c’è mai stata. Il cartellone è di primo piano, nessun film ci ha preferito a Roma. Ho parlato con Croff e l’ho trovato tranquillissimo».
Allora la sfida la vincerà Venezia?
«Se scenderà al livello nazional-popolare di Roma, perderà. E sarà solo colpa sua.

Se non rinuncia alla sua identità, quella di avanguardia del cinema, allora non teme confronti».
Disse: Venezia-Roma è come Truffaut contro James Bond. Vale ancora?
«Vale sempre».
Ha parlato con Veltroni?
«Mai. Le nostre preferenze cinematografiche sono così diverse, che non abbiamo niente da dirci».

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