Eliana Biagini
Il monologo «L'ultima radio», eseguito da Tullio Solenghi con la regia di Marcello Cotugno, tratto da un testo di Sabina Negri, in programma stasera alle ore 21,15 alla fortezza del Priamar di Savona, costituisce la seconda proposta di prosa teatrale della terza edizione estiva di «Teatro, musica e danza» rassegna organizzata dal Comune di Savona.
Dopo il successo dell'interpretazione degli struggenti ed impareggiabili canti di Leopardi, da parte di Lavia la sera del 20 luglio, con la collaborazione di Asti Teatro viene offerta al pubblico l'ultima produzione teatrale di Solenghi, reduce dagli applausi del debutto di Asti Teatro, che racconta, attraverso le vicende di una radio libera destinata alla chiusura, gli ultimi trent'anni della sua vita, ricchi di illusioni e di scelte esistenziali determinanti, che tracciano solchi incancellabili nell'esistenza umana. La radio, fonte di comunicazione e di intrecci sociali, che, a differenza della televisione, permette di ascoltare senza interrompere altre attività, quella stessa con la quale, secondo il cantautore Eugenio Finardi «non si smette di pensare», è uno strumento amato da Tullio Solenghi, con il quale ha iniziato, a soli 17 anni, la carriera artistica al «Gazzettino della Liguria» della RAI genovese e a cui ha legato molte esperienze lavorative significative, tra le quali egli ricorda, in particolare, «Helzapoppin Radio 2», palestra di future produzioni di successo.
«L'approcio al testo di Sabina Negri è stato qualcosa di più che il rapporto con un mezzo espressivo che ha fatto da sottofondo alla mia carriera artistica...» ammette Solenghi. «Ci ho messo dentro molto di me, virando un po più verso l'ironia, che è alla base della mia ricetta di sopravvivenza. Anche la scelta del tappeto musicale sul quale si muove il tutto ha avuto una forte valenza evocativa... Devo confessare che generalmente non sono attratto dal monologo, ma qui a convincermi è stato il contesto del tutto diverso, il solista in questione qui è solo il tramite di una infinita catena di contatti, di rapporti, di evocazioni, egli rappresenta la preziosa sinapsi tra gli infiniti microcosmi di umanità che affollano l'esistenza di ognuno di noi». L'esordio radiofonico ha permesso a Tullio Solenghi di approdare al teatro, recitando anche a fianco di Lina Volonghi, Lea Massari, Alberto Lionello, Giorgio Albertazzi, alla televisione e al cinema, fino ad interpretare, nuovamente nell'ambito teatrale, la celebre opera di Shakespeare «La bisbetica domata», considerata come il testo più antifemminista del drammaturgo, concepita sulla scena secondo l'impostazione tradizionale, con l'aggiunta di qualche elemento di modernità.
La formazione di Solenghi, nato a Genova nel 1948, è classica: studia, infatti, presso il «Teatro Stabile» del capoluogo ligure e debutta, nella stagione 1970/'71, con «Madre Courage» di Bertol Brecht, produzione dello stesso «Stabile».
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