La solita zuffa sui numeri non oscura il trionfo

FILM GIÀ VISTO Il sabato prima il popolo viola sparò: «Siamo 200mila». La polizia: «25mila a esser generosi»

RomaLa solita solfa sul pallottoliere. Il giorno dopo le manifestazioni, di qualsiasi colore esse siano, esplode la diatriba sui numeri, immancabile come il panettone a Natale. Gli organizzatori vanno giù entusiasti: eravamo in tanti, tantissimi, almeno un milione. La questura ammoscia: macché, quattro gatti, almeno la metà, la metà della metà, un decimo. Ieri la stessa scena: il Pdl riempie l’immensa piazza San Giovanni in Laterano e azzarda «Siamo un milione!». Parola del coordinatore Pdl Denis Verdini. Non passa un’ora che la polizia parte con la cura dimagrante: «No, saranno più o meno 150mila».
Il capogruppo pidiellino alla Camera Fabrizio Cicchitto c’è rimasto male: «Siamo stupefatti da ciò che ha affermato la questura: quando San Giovanni è strapiena il numero dei presenti è molto più vicino alla cifra affermata da Verdini che a quella indicata dalla questura che, dando quel numero, ha perso di credibilità». Apriti cielo. Il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti s’indigna: «Arroganti insinuazioni nei confronti delle forze dell’ordine»; Emanuele Fiano (Pd) trasecola: «Intervenga subito il ministro Maroni per difendere la professionalità della questura di Roma attaccata violentemente e volgarmente dal capogruppo Pdl alla Camera»; Felice Belisario (Idv) come sempre va oltre: «Le parole di Cicchitto sono pericolose ed eversive, un’intimidazione di stampo mafioso...»; i sindacati di polizia scendono metaforicamente in piazza (ma quanti erano?) a difesa di loro stessi: «I nostri dati rappresentano la realtà dei fatti», dicono al Sap; «Le critiche dell’onorevole Cicchitto sono infondate», replicano all’Anfp.
Così, nell’assenza di tornelli per contare quanti effettivamente abbiano messo piede in piazza, nel day after i politici si azzuffano sempre sulle cifre dei partecipanti: siano essi i cortei del primo maggio, i sit in dei violacei, le marce anti Usa, le adunate cigielline, i raduni del gay pride. Con il mirabolante effetto che i questurini sono dei geni quando dimagriscono la piazza dei nemici, dei pataccari quando lo fanno con la propria.
Non più tardi di una settimana fa, infatti, scendono in Piazza del Popolo a Roma Idv, Pd e popolo viola: «Siamo 200mila, anzi molti di più», e la solita questura sfoltisce: «25mila a esser generosi». Un passo indietro: il 5 dicembre piazza San Giovanni ospita il «No B Day» e gli organizzatori danno i numeri: «Siamo più di un milione, forse un milione e mezzo». Anche qui le forze dell’ordine mettono ordine nelle cifre date un po’ a casaccio: «90mila. Scarsi». E che dire del raduno piddino del Circo Massimo, quello del 25 ottobre 2008? La sinistra azzarda: «Siamo oltre due milioni e mezzo di persone»; la polizia smentisce: «Non più di 200mila, forse 600mila, ma aggiungendo anche le vie limitrofe»; il Sole24Ore scrive: «Per il principio dell’impenetrabilità dei corpi non c’erano più di 300mila anime»; ancora la questura: «900 pullman fanno 44mila persone, più altre 16mila arrivate in treno...». E il senatore del Pd Achille Passoni, responsabile dell’organizzazione, va su tutte le furie: «Sono stupefatto. Sono cifre che contrastano con quello che tutti hanno visto e poi quando l’Italia ha vinto i Mondiali e la stessa piazza non era più piena rispetto ad oggi la questura parlò di un milione di persone». Ma lo stupore di Passoni non provoca levate di scudi a difesa delle forze dell’ordine.
Stessa manfrina dopo il celebre 23 marzo 2003. La Cgil sparacchia: «Tre milioni, siamo tre milioni!», per esultare della riuscita della manifestazione contro l’articolo 18. «700mila», ribattono i questurini. Venti giorni prima c’è il comizio ulivista in piazza San Giovanni: «Siamo oltre mezzo milione». La replica: «Ma va là: 130mila».

Risultato: «Sconcertante la pedanteria con cui la questura di Roma s’è incaricata di dare quelle cifre», si lamenta il diessino Giuseppe Caldarola. «Le cifre diffuse dalla questura sarebbero scandalose se non fossero ridicole», s’inalbera il dl Roberto Giachetti. Intimidazione di stampo mafioso? In quell’occasione fu silenzio.

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