Sollievo in Italia, il metano arriva a pieno ritmo

L’Eni: «Forniture di nuovo al 100%». Scajola: «Emergenza superata ma adesso bisogna cambiare la politica energetica»

Gian Battista Bozzo

da Roma

Da ieri mattina la fornitura di gas russo al nostro Paese è ritornata regolare, al ritmo di 3,3 milioni di metri cubi l’ora. Dalle 6 alle 18 di ieri, conferma l’Eni, su 37 milioni di metri cubi richiesti 37 milioni sono stati consegnati. Tuttavia la preoccupazione è stata grande, assai superiore ai 32 milioni di metri cubi perduti nel corso delle breve ma intensa crisi. E così, nonostante il ritorno alla normalità, la soglia di attenzione resta alta, afferma il ministro delle Attività produttive Claudio Scajola al termine della riunione del Comitato d’emergenza e monitoraggio del gas che si è tenuta nel pomeriggio di ieri a Roma.
Già lunedì avrà luogo un’altra riunione tecnica, per valutare l’efficacia delle misure di massimizzazione delle importazioni, e per decidere ulteriori interventi cautelari: ad esempio l’introduzione di un sistema di «interrompibilità volontaria» per i grandi utenti, simile a quello già previsto per l’elettricità. In pratica, i grandi consumatori possono interrompere l’utilizzo del gas per evitare blocchi alla fornitura per le famiglie, ottenendo un compenso. Una misura importante, soprattutto considerando il fatto che siamo in pieno inverno, e il riscaldamento a metano è diffusissimo in tutta Italia.
Una terza riunione, già fissata per il 12 gennaio, sarà invece dedicata alla verifica di tutti i dossier tecnici legati al funzionamento e allo sviluppo di tutte le strutture di approvvigionamento stoccaggio di gas naturale, «per adottare i provvedimenti che si dovessero rendere necessari».
La crisi russo-ucraina, ancora lontana in realtà da una composizione, ha messo a nudo la vulnerabilità del sistema energetico italiano. Lo stesso Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni, ha detto alla Cnn di non sentirsi «completamente tranquillo» rispetto all’evoluzione degli eventi. Scaroni esclude ripercussioni immediate sulle bollette delle famiglie italiane, visto che l’Autorità per l’energia ha appena fissato i nuovi prezzi per il primo trimestre di quest’anno. L’Italia, unica in Europa, ha fatto la scelta di ricorrere al gas sia per riscaldare le case che per produrre elettricità. «C’è penuria di gas nel mondo - osserva Scaroni -, i prezzi del petrolio rimangono elevati, e quindi certamente il gas resta un bene prezioso».
Ed è proprio la vulnerabilità del Paese che spinge il governo a pensare non soltanto al breve periodo. Nell’immediato, spiega Scajola, occorre recuperare i ritardi nel potenziamento dei gasdotti, ad esempio quello algerino, e nella realizzazione di nuovi rigassificatori di combustibile liquido. Entro il 2010, aggiunge il ministro, è fondamentale definire un «mix» energetico (carbone pulito, gas liquido e fonti rinnovabili come il solare e l’eolico) efficace nel ridurre l’utilizzo del petrolio per la produzione di energia elettrica.
Nel lungo periodo, aggiunge Scajola, «l’esperienza di questi giorni può diventare un’opportunità per affrontare serenamente e senza preconcetti il futuro energetico del Paese», sviluppando le tecnologie nucleari che l’Italia ha abbandonato dopo il referendum tenuto sull’onda del disastro di Cernobil. A fine febbraio si terrà a Roma la Conferenza nazionale per l’energia e per l’ambiente, e potrebbe essere questa l’occasione per un confronto aperto sul futuro energetico nazionale. Secondo Scajola, «è il momento di siglare un patto fra tutte le forze responsabili, che porti a una nuova politica energetica per modernizzare l’Italia».
Un appello, quello del ministro, che lascia tuttavia tiepida l’opposizione.

«Non servono patti bipartisan, ma una politica energetica seria che il centrodestra non ha saputo attuare», replica Ermete Realacci (Margherita). Per Enrico Letta, «rilanciare il nucleare oggi è un falso bersaglio, e lo dice uno che ha sempre giudicato il referendum dell’87 una vera e propria iattura; serve invece un’intesa sui rigassificatori».

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