Solo contro tutti Lippi e la sindrome accerchiamento

di Tony Damascelli
Soli contro tutti. È uno slogan che scalda il popolo. Prendete quelli del football. Vincono e si lamentano, cambiando l’ordine dei vincitori il lamento non cambia. Accadeva con la Juventus, si è ripetuto con il Milan, l’Inter si è aggiunta al coro e, ovviamente, anche gli azzurri d’Italia non vogliono mancare all’appello. Soli contro tutto e contro tutti. Vengono in mente quelli del tiro con l’arco, o i tuffatori, quelli del curling o i pugili. Li avete mai sentiti dire: «Sì, ho vinto la medaglia, ho battuto il mio avversario perché ero solo contro tutti». Quelli del football no, sono eroi leggendari, sono vittime di complotti, sono martiri del massacro mediatico. Anche il sindaco di Milano ha detto che Mourinho abbandona l’Italia per colpa della stampa. Dunque la fuga dei cervelli e dei pedatori rientra nelle responsabilità della categoria di cui sopra.
Marcello Lippi ha detto che qualcuno si metterà di traverso alla nazionale perché così si usa. Quando gli intellettuali (non ho ancora capito a che fascia di reddito e di censo appartengano ma sembra comunque che esistano sul serio, gli «intellettuali» mentre noi altri siamo privi dell’oggetto in questione), quando gli operatori dell’intelletto emigravano a Capalbio per evitare il logorio del calcio moderno allora il fenomeno era chic, faceva tendenza. Se la trota Renzo Bossi dice che non tiferà Italia al mondiale allora è un rozzo razzista ignorante. Bah. Segnalo a Lippi che in passato la nazionale ha sempre avuto qualcuno di traverso, basta chiedere informazioni a Enzo Bearzot a proposito di uno contro tutti, basta chiedere a Zoff o allo stesso Sacchi per non dire di Trapattoni.
Lippi ha chiesto anche un’operazione fiducia, dopo che lui stesso aveva invitato i tifosi ad andare a lavorare, dopo che lui stesso ha avuto atteggiamenti non sempre garbati nei confronti dei responsabili della fuga di Mourinho in Spagna. Calma, signori, trattasi pur sempre di football.

L’esempio inglese viene riproposto (anche il sindaco lo ha fatto ieri) trascurando un dettaglio niente affatto marginale: in Inghilterra i giornalisti lasciano tranquilli durante la settimana i calciatori e gli allenatori ma non appena possono sparano fotografie e rivelazioni tra sesso, alcool e rock and roll, senza che nessuno fiati, senza che nessun ufficio stampa o studio legale imponga il silenzio ai giornali. Dunque Marcello Lippi si prepari a rivincere il mondiale come fece in passato Vittorio Pozzo. Il quale, guarda un po’ le combinazioni, di mestiere faceva il giornalista.

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