«Solo con Nesta ed Eto’o mi viene il mal di testa»

nostro inviato a Milanello

Caro Thiago Silva, la difesa colabrodo del Milan di un anno fa era composta da Abate, Nesta, Thiago e Antonini. Siete rimasti gli stessi eppure siete diventati un bunker. Cosa è successo?
«La differenza è condensata negli allenamenti settimanali. Tutti i giorni, quando finisce la dose tradizionale, Allegri ci prende da parte e ci sottopone a delle esercitazioni: 3 contro 4, 4 contro 5. Non solo ma in partita pretende che la fase difensiva del Milan cominci dagli attaccanti. Ecco la differenza. Devono marcare tutti, altrimenti quando arrivano dalle nostre parti, diventa più complicato».
Sarà anche merito di Abbiati?
«Abbiati è un fuoriclasse, come portiere. Ma è la squadra che ha effettuato un cambiamento. Prendete Cassano: quando giocava alla Samp, se perdeva il pallone, si girava e continuava a camminare. Qui non può farlo».
É stato complicato per un difensore brasiliano calarsi nella mentalità del calcio italiano?
«Ho avuto un problema, all’inizio. Alla prima amichevole, mi pare fossimo a Varese, Nesta ha cominciato a parlare, a darmi consigli, sembrava una radio, “vai a destra, vai a sinistra“. Io sulle prime ho reagito male: ma stai zitto, fammi concentrare, gli dicevo. Poi ho capito che invece era una guida e sarebbe stata utile. E adesso, se non sento Nesta o Yepes, che mi richiamano, mi trovo a disagio. Mi viene il mal di testa, ma il rendimento è cresciuto».
Non è il caso di cambiare ruolo e di passare a centrocampo?
«Sono nato centrocampista e quando me lo chiedono, per aiutare la squadra, non mi tiro indietro. A centrocampo mi diverto di più, sono vicino alla porta avversaria e almeno qualche tiro posso provarlo. Ma il mio ruolo resta quello di centrale difensivo».
Quando sbarcò a Milanello come erede di Maldini, molti si chiesero: ce la farà? E Thiago cosa pensò?
«A me tremavano le gambe. Rimpiazzare una leggenda, il capitano, come Paolo, mi incuteva un po’ di paura. Quando lasciai la Fluminense, un mio caro amico, Edi Carlo, mi sostituì: non resse all’urto e fu travolto dalle critiche. Io invece ho trovato in Nesta e Yepes un aiuto fondamentale. Yepes mi ha proprio stupito. Quando giocò qui col Chievo, non mi accorsi del suo valore. L’ho scoperto a Milanello: entrare una volta tanto ed essere sempre in forma, è una qualità strepitosa. L’anno scorso tornai contro la Roma dopo molte assenze e fu un disastro: a Mario non succede».
Quando ha avuto il terrore di perdere lo scudetto, e quando ha capito invece che l’avreste vinto?
«É successo tutto in pochi giorni. Dopo Bari e Palermo, mi è venuto il dubbio che potesse accadere il patatrac, dopo il derby ho capito invece che ce l’avremmo fatta».
Nonostante il tradimento di Ibra...
«Ibra è stato fondamentale. Ci ha dato una scossa. Ricordo la sera in cui arrivò a Milano. Dovevamo giocare contro il Lecce: entrò nello spogliatoio e ci disse quello che avrebbe ripetuto poi davanti ai tifosi sul campo. “Ragazzi, io sono venuto qui per vincere tutto“. Così ha contagiato l’ambiente. Ibra è stato fondamentale per vincere, altro che tradimento».
Ha sentito il presidente Berlusconi? Sostiene che il prossimo allenatore sarà Clarence Seedorf. Cosa ne pensa?
«Io sono d’accordo, Allegri un po’ meno forse. Battuta a parte, Clarence è uno che sa tutto di calcio. Secondo me diventerà il numero uno come allenatore. Anche lui è un tipo che parla tanto».
Lei è in contatto con Ganso? A che punto è la trattativa?
«Parliamo spesso, l’ho sentito qualche giorno fa. In questo momento è il talento migliore del calcio brasiliano. É tranquillo, ha preso la decisione e non si lascerà condizionare. Sa cosa deve fare per realizzare la scelta giusta».
I paragoni vanno di moda: molti lo accostano a Kakà? Ma siamo sicuri?
«Assolutamente no. Kakà è molto esplosivo, veloce: se gli concedi campo, non lo prendi più. Ganso gestisce il pallone, dribbla e tira da fuori area. L’unico paragone possibile è quello con Zidane».
A proposito di talenti brasiliani, Ancelotti sostiene che David Luiz è più forte di lei: condivide?
«Ha ragione il mister: David gioca oltre che centrale anche terzino, a destra e sinistra, ha classe, calcia a 50 metri, diventerà il più forte difensore al mondo».
Altri nomi da segnalare?
«Lucas, centrocampista».
Cosa manca a Pato per diventare il nuovo Ronaldo?
«A questo punto niente più. Prima non difendeva, adesso ha capito cosa gli chiedono il Milan e Allegri».
Chi è l’attaccante che gli ha provocato qualche mal di testa?
«Eto’o. Poi c’è un altro, del Chievo, Pellissier, che non sta mai fermo. E anche Gilardino è tosto da affrontare».


Cosa fa a intendersi con Cassano?
«E infatti non lo capisco proprio. Anche se qui mi chiamano il Cassano brasiliano».
É divertente vincere lo scudetto?
«Quest’anno è stato divertente, l’anno scorso era triste venire ad allenarsi».

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