«Solo il Pdl può difendere la famiglia»

Eugenia Roccella: «Giusta la battaglia di Ferrara sull’aborto, ma si deve privilegiare il bipolarismo. La legge 194? Basta un tagliando»

L’appuntamento è alle quattro del pomeriggio. Eugenia Roccella, in questi giorni, entra ed esce da strane riunioni con vecchi amici. È un’abitudine che deve avere qualcosa a che fare con la dura vita del candidato. È un lavoro anche questo. Parlare con Eugenia significa camminare nei sentieri più affascinanti della fantascienza, solo che lei di solito non legge Philip Dick e, probabilmente, non sa nulla dell’ultima graphic novel di Neil Gaiman o di un qualsiasi numero di Nathan Never. Tutto ciò che ti racconta lo scova nelle riviste tecno-scientifiche, sul Times o sul Guardian e nelle news che si scambiano i ricercatori.
Roba seria. La realtà, di questi tempi, corre in fretta verso il futuro. Tu le dici: «Pensa se uno potesse cancellare i brutti ricordi». E lei risponde: «Ci stanno provando. Nel marzo del 2007, il neuroscienziato Joseph LeDoux ha detto che i ricordi si possono manipolare, magari cancellando quelli molesti, tipo uno stupro o una violenza infantile». E tutto potrebbe accadere come in Se mi lasci ti cancello, il film con Jim Carrey e Kate Winslet. A te queste storie fanno brillare gli occhi, lei pensa siano tutti passi affrettati verso il post-umano: «Prima o poi ci perderemo».
È ormai una decina d’anni che Eugenia Roccella si occupa di bio-politica, dei limiti della scienza, delle questioni che hanno a che fare con l’etica e con l’uomo. Il suo passato parla di un padre, Franco Roccella, che con Pannella ha fondato il Partito radicale. Ci sono le battaglie femministe degli anni ’70, l’impegno con quella banda di visionari che come simbolo avevano una rosa nel pugno. Le delusioni per una politica che non riconosceva più sua. La scelta di dedicarsi all’Università, alla sociologia della letteratura, l’impegno in una rivista d’area come Ideazione e poi la politica. E poi il family day, la battaglia per difendere i valori della famiglia.
Dove, oggi, si difende la famiglia?
«Dove c’è l’incontro tra cattolicesimo e liberalismo. Rompere questa alleanza è un errore. Non tutti lo hanno capito»
Ma alla politica interessa davvero parlare di bioetica?
«Preferisco parlare di bio-politica».
La differenza?
«La biopolitica è il potere esercitato sui corpi, sulla vita e sulla morte. E io credo che si debba mettere un limite a questo potere. È un discorso libertario».
Forse serve qualche esempio.
«In Belgio e in Olanda l’eutanasia psichica è legale. È previsto il suicidio assistito per chi è patologicamente infelice».
I suicidi, comunque, ci sono sempre stati.
«Ma qui si fa qualcosa di più. È istituire per legge la spintarella al suicidio. È l’ufficiale giudiziario o l’infermiere che ti dicono: ma sì, ammazzati, che campi a fare. Ma c’è di peggio».
Tipo?
«In un documento dei ginecologi inglesi si propone l’eutanasia per i bambini non sani».
È uno scherzo?
«No. Fanno questo ragionamento. Le diagnosi prenatali sono probabilistiche. E capita, abbastanza spesso, di uccidere feti “normali”. La soluzione? Eliminare i bimbi down appena nati».
Come a Sparta.
«Appunto. Ormai è possibile fare la diagnosi pre-impianto non solo per malattie gravi, come il tumore al colon, ma anche per sapere se il futuro essere umano avrà il colesterolo alto o lo strabismo. Qual è il limite?».
La difesa della vita?
«No, molto di più. La difesa dell’uomo. In Inghilterra hanno dato il via libera alle cellule chimera, agli ibridi. Anche questa è vita. Ma è un po’ meno umana».
È umana al 99 per cento.
«Siamo arrivati all’umanità a tasso variabile».
Cosa pensa della scelta di Ferrara?
«Ferrara ha riportato al centro del dibattito la questione dell’aborto. E lo ha fatto a suo modo, mettendosi in gioco. Non si può non subire il suo fascino. Ma non deve giocare da solo. Credo che in questo momento sia giusto assecondare la tendenza al bipolarismo».
Ha senso mettere in discussione la legge 194?
«Non va abolita, ma serve un tagliando. Il problema non è solo l’aborto. Se una donna si trova senza soldi, con un figlio che non sarà sano, alla fine che fa? In Italia la percentuale di aborti terapeutici è diventata altissima. Questo non accade invece in Svezia, dove è più facile crescere un figlio down. Lì c’è un welfare che funziona per le mamme sole o con figli disabili».


Cosa ha detto Pannella?
«Niente. Non lo vedo da anni».
Chiusi i rapporti anche con Emma Bonino?
«Non è più capitato di incontrarci. Neppure come ospiti in tv».
Cosa direbbe Franco Roccella?
«Mio padre? Sarebbe d’accordo».

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