Il solo responsabile è il Presidente

Il solo responsabile è il Presidente

(...) nei saldi nonostante Riccardo Garrone avesse a più riprese garantito che l’attaccante non si sarebbe mosso: «Non lo vendo nemmeno per 100 milioni» disse a settembre. «Chi pensa che io venda i pezzi pregiati non ha capito nulla», aveva ripetuto qualche mese dopo, addirittura prima di Capodanno - parlando del mercato di gennaio - aveva detto in un’intervista al sito della società: «Probabilmente andranno via quei giocatori che in questa prima parte di stagione hanno trovato meno spazio, non certo i big. Quelli rimangono tutti. Poi cercheremo di rafforzare la squadra».
Tutte promesse disattese che hanno ferito la tifoseria da sempre grata e vicina alla famiglia Garrone per quanto fatto negli anni passati, ma spiazzata da parole e considerazioni approssimative e, spesso, contraddittorie. La cessione di Pazzini ha poi fatto precipitare la situazione tecnica (altro che Kristicic) e i rapporti con il pubblico anche perché, non me ne vogliano i singoli giocatori, non si può pensare di rimpiazzare l’attacco della Nazionale con Maccarone e Macheda: magari anche buoni elementi ma mai paragonabili ai gemelli del quarto posto. Se l’ex senese non ha le caratteristiche per rimpiazzare il Pazzo, l’allievo di Ferguson non è il giocatore che può «riportare l’entusiasmo che creò Cassano», tanto per citare ancora il presidente che all’arrivo del giovane del Manchester azzardò un paragone eccessivo.
Tutte mosse (sbagliate) corredate da dichiarazioni molto dure nei confronti di chi ha lasciato la maglia della Sampdoria in corso d’anno, con diverse spigolature anche nei confronti di un pubblico che non ha mai creato tensioni particolari passando per quell’antipatico ricordo della Sampdoria acquistata solo per senso di responsabilità che al tifoso fa male come se un padre ricordasse sistematicamente al figlio che è nato per uno sbaglio. I tifosi si ritrovano oggi a fare i conti con carta e penna per comprendere in quali mosse si potrà continuare a giocare in serie A anche nel 2012. Sopportano e supportano, ma chiedono rispetto. Quel rispetto che alcune dichiarazioni ballerine del loro patron hanno fatto vacillare in questi mesi.

E, allora, caro presidente cerchi di non lasciarsi andare ad altre esternazioni. Magari anche nei confronti dei poteri forti del calcio che non è il momento di andare a disturbare. Anche Enrico Mantovani si ribellò al palazzo: era il 1999, sappiamo tutti come andò a finire.

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