da Parigi
«I prossimi cinque anni dovranno dimostrare se siamo capaci di vincere la sfida fondamentale della costruzione di unEuropa politica, senza la quale il progetto europeo sarebbe seriamente in pericolo e le conquiste di mezzo secolo dintegrazione comunitaria - compresa la moneta unica - rischierebbero dessere fragilizzate», ci dice lex ministro degli Esteri francese Michel Barnier, 56 anni, vicepresidente del Ppe, consigliere per la politica internazionale e stretto collaboratore di Nicolas Sarkozy.
La linea sullEuropa può avvantaggiare Sarkozy nella sfida con la Royal?
«Non cè alcun dubbio sul fatto che Sarkozy abbia in tema di Europa una strategia ben più chiara e coerente di quella della sua rivale socialista. Proprio in tema dEuropa emerge, del resto, una differenza di fondo tra i due candidati: Sarkozy ha saputo indicare una linea al proprio partito, mentre la Royal è ostaggio delle contraddizioni socialiste e della lotta tra le correnti. È significativo il fatto che Sarkozy sia stato il solo a consacrare unintera conferenza stampa ai temi della politica internazionale e della strategia per il rilancio dellEuropa».
Perché Sarkozy punta sulla ratifica del futuro trattato per via parlamentare, mentre la Royal scommette su un nuovo referendum?
«Il 29 maggio 2005 i francesi hanno votato no alla ratifica del Trattato costituzionale europeo e da questo elemento occorre partire. Nel frattempo un altro Paese - lOlanda - ha rifiutato la ratifica, ma 18 hanno compiuto questo passo per via referendaria o parlamentare. Nel chiedere di riesaminare il trattato, la Francia non può non tener conto del fatto che 18 Paesi su 27 lo hanno già ufficialmente accettato. La linea di Sarkozy punta a trovare rapidamente laccordo su un trattato semplificato, destinato a salvaguardare le principali novità emerse dal lavoro della Convenzione e a consentire dunque il rilancio politico dellEuropa. Non essendo più presentato come una Costituzione, quel nuovo trattato non implicherebbe una ratifica per via referendaria».
Dunque se i francesi eleggeranno Sarkozy, non ci saranno altri referendum?
«Esattamente. Sarkozy ha tenuto a dire con estrema chiarezza che vuole un trattato semplificato e che intende procedere alla ratifica di questultimo per via parlamentare, circostanza che non presenta alcun rischio a proposito dellesito finale della procedura. Questa circostanza è unimportante garanzia per i partner europei. Lelezione di Sarkozy coinciderà con la scelta da parte dei francesi della linea del trattato semplificato, da ratificare senza bisogno di un nuovo referendum. Nessuno potrà accusare Sarkozy di non aver comunicato in anticipo ai connazionali le proprie intenzioni».
Però la Royal si fa forte proprio con la promessa di un nuovo referendum...
«Quello non è affatto un segno di forza. È semmai la dimostrazione che la candidata socialista continua a essere condizionata dai giochi interni di un partito diviso e confuso rispetto allintegrazione europea. Nessuno sa come potrebbe convincere gli altri Paesi a ripercorrere il lungo cammino del negoziato su un trattato costituzionale né come reagirebbero i francesi a un nuovo referendum. Vista laria che tira in alcune capitali europee - come Varsavia - nessuno sa neppure con che tipo daccordi potrebbe concludersi il nuovo negoziato».
Ha nostalgia del Trattato firmato a Roma?
«La Costituzione europea, alla cui realizzazione tanti di noi hanno lavorato, era utile ma si è rivelata inutilizzabile. Adesso dobbiamo salvare lessenziale, ossia gli strumenti di lavoro per costruire unEuropa politica oltre che economica.
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