La soluzione bipartisan ai campi rom

Se esiste un àmbito nel quale il processo alle intenzioni non è solo lecito ma addirittura doveroso, questo è la politica. E' infatti sempre utile capire le motivazioni reali di chi si occupa della cosa pubblica. E allora: a cosa è dovuta l'improvvisa "conversione leghista"di Filippo Penati che sui problemi dell'immigrazione e della sicurezza scavalca in rigore il sindaco Moratti? Ci si può chiedere, infatti, dove sia finito l'eccesso di zelo solidaristico con cui il presidente della Provincia accolse nella sala del Consiglio di palazzo Isimbardi decine di africani che avevano occupato uno stabile di via Lecco. La prima ipotesi è che la conversione sia dovuta all'inquietudine provocata dall'approssimarsi delle elezioni provinciali, nella primavera del 2009, alla luce del disastro che, fra l'altro, l'ideologia dell'accoglienza a prescindere ha prodotto sul Pd veltroniano alle elezioni politiche. Ma sarebbe spiegazione semplicistica e grossolana: dai tempi dell'occupazione di via Lecco molte cose sono cambiate. E Panati è tra quanti, a sinistra, i cambiamenti li percepisce più in fretta. Perciò ha prontamente anticipato la inevitabile protesta dei sindaci dell'Hinterland quando il prefetto Lombardi ha fatto l'ipotesi, incredibilmente ingenua, di trasferire in provincia i Rom accampati a Milano. Penati sa che è opportuno ascoltare, e se possibile anticipare, la voce di chi è in prima linea.

Ma se le cose stanno così, processo alle intenzioni a parte, questa è l'occasione giusta per le istituzioni milanesi e lombarde per fare fronte comune sui temi della sicurezza e dell'immigrazione. Almeno questo sembra un terreno sul quale possono intendersi. Solo nell'interesse dei cittadini.

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