Soluzione cecoslovacca, ma che fare di Bruxelles?

L’ipotesi della «morte» del Belgio è al momento piuttosto remota. La questione non è nuova, ma nelle ultime settimane è ritornata di attualità a causa dell’incapacità del mondo politico belga di formare un governo. Sconfitta la coalizione di centrosinistra del premier uscente Guy Verhofstadt, la nuova maggioranza doveva imperniarsi sui democristiani: ma gli insuperabili contrasti tra i partiti gemelli delle due comunità linguistiche hanno evidenziato il vero problema del Belgio: le due metà del Paese non si parlano e non si amano. Con quali conseguenze è ancora tutto da vedere. La destra nazionalista fiamminga del Vlaams Belang chiede a gran voce un referendum per l’indipendenza delle Fiandre, per ora improbabile. Un recente sondaggio indica però nel 46% i fiamminghi d’accordo nel pretendere la separazione dai valloni. Ma cosa accadrebbe se il Belgio morisse? Dalle sue ceneri potrebbero sorgere due nuovi Stati, le Fiandre e la Vallonia. Che potrebbero poi considerare l’unione con i rispettivi Paesi «omofoni», l’Olanda e la Francia.

Bruxelles - interamente circondata dalla regione fiamminga, ma bilingue - si troverebbe spiazzata e costretta a valutare se diventare una sorta di città Stato, con statuto europeo. Andrebbero poi affrontate le questioni della ripartizione dell’ingente debito pubblico del Belgio, delle sorti dell’esercito e della famiglia reale.

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