LA SOLUZIONE? MUSSO AL GOVERNO

Metto subito le carte in tavola. Sia sul merito che sul metodo. Mi riferisco al caso della mail di Enrico Musso, una delle vere notizie giornalistiche degli ultimi tempi a Genova. Noi abbiamo firmato questo scoop; La Repubblica-Il Lavoro di Franco Manzitti ha raccontato la vicenda del risarcimento per il padre che non ha potuto assistere al parto al Galliera; il Corriere mercantile di Mimmo Angeli ha informato per primo sulla storia del bimbo che la maestra ha messo a tacere con lo scotch. Altri sono rimasti a bocca asciutta. Succede. E pazienza se non sono abituati a citare le fonti da cui attingono.
Musso, dicevamo. Innanzitutto, su questa storia, lasciatemi dire che rifarei tutto da capo: ripubblicherei la mail di Enrico Musso a Beppe Damasio in cui il candidato sindaco della Casa delle Libertà esprime tutta la sua amarezza nei confronti della politica. E la ripubblicherei, come abbiamo fatto, rispettando al massimo le regole della deontologia professionale: sentendo l’interessato e dando la parola sull’argomento a tutte le parti in causa. So che, per un certo modo di fare informazione, soprattutto a Genova, sembra fantascienza. Ma, anche da noi, un’informazione diversa è possibile. Del resto, che non ci fosse una violazione della privacy, era chiarissimo fin dall’inizio. Se sul mio indirizzo internet privato appare una mail che ha come mittente «Enrico Musso» che riporta un messaggio privato, ma è indirizzata a un blog, è chiaro che il messaggio diventa immediatamente pubblico.
Ma veniamo alla ciccia, al merito. Personalmente, credo che la mail di Musso fosse ingenerosa e sbagliata.

Ma la comprendo, soprattutto se si considera che era indirizzata a un sito battagliero come quello di «Momento liberale» di Beppe Damasio, combattente nato e abituato a stare sempre con il coltello fra i denti. All’università, i professori di semiotica ci insegnavano che testo e contesto sono (...)

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