A centinaia, aizzati dai talebani somali, hanno marciato verso la cattedrale di Chisimaio. Nel grande porto, 500 chilometri a sud di Mogadiscio, gli invasati islamici erano stati chiamati a raccolta dallo sceicco Abu Bakr Al Saylihi. Dai microfoni di una radio integralista aveva invitato la popolazione a distruggere il simbolo cristiano «armandosi di martelli, asce e picconi». I vandali sono andati allassalto di una delle ultime chiese della Somalia, costruita dagli italiani in periodo coloniale, dopo la preghiera di martedì scorso. Si celebrava lEid el Fitr, lultimo giorno di Ramadan, il mese di digiuno islamico. Al grido di «Allah o akbar» (Dio è grande), i talebani somali, hanno raso al suolo quello che restava della cattedrale. Un modo «duro e puro» di festeggiare la fine della festività musulmana.
Seppure abbandonata e pericolante, era diventata dal 1991 il rifugio dei profughi della guerra civile e dellanarchia che ha travolto la Somalia. Le famiglie che avevano trovato riparo nella vecchia chiesa sono state sloggiate per fare spazio alla furia anticristiana. In occasione della fine del Ramadan lo sceicco Hassan Yaqub, il portavoce dei talebani, che controllano Chisimaio, aveva annunciato ufficialmente: «Oggi lamministrazione islamica distruggerà la chiesa cristiana nella nostra città». Poi aveva anche tentato di dare una spiegazione al gesto. «Gli etiopi hanno raso al suolo una moschea e noi distruggiamo la chiesa come rappresaglia. Al suo posto costruiremo una grande moschea». I soldati della vicina Etiopia appoggiano il governo somalo di transizione, ma gli integralisti li combattono come invasori e per di più infedeli. Gli «Shaabab», i giovani talebani somali, hanno conquistato lo strategico porto di Chisimaio il mese scorso, dopo aspri combattimenti. Il primo editto è stata lapplicazione della Sharia, la legge del Corano. Come ai tempi dei talebani in Afghanistan hanno imposto la chiusura di tutti i negozi durante gli orari di preghiera. «Abbiamo dato ordine ai nostri combattenti di arrestare chiunque non chiuderà - ha spiegato Yaqub -. Chi non prega è un criminale». Alcuni imam moderati sarebbero già finiti in galera, perché non si attenevano allordine.
«Il mio triste pensiero va alla comunità degli italiani di Somalia e alle tante famiglie di profughi somali che dal 1991 avevano trovato riparo nella cattedrale» dichiara al Giornale Yusuf Mohamed Ismail «Bari-Bari», ambasciatore del governo transitorio somalo presso l'Onu, a Ginevra. Non è la prima volta che gli estremisti islamici si accaniscono contro i luoghi di culto.
Nel 2005 distrussero e scoperchiarono le tombe del cimitero italiano di Mogadiscio spargendo alcuni resti in mare. Qualche tempo dopo i servizi italiani riuscirono a riportare in Italia parte delle ossa. Quattro le chiese rase al suolo: anche la cattedrale di Mogadiscio finì a pezzi nei combattimenti urbani della capitale somala. Suore e missionari sono finiti spesso nel mirino.
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