Somalia, rapiti due italiani: "Stanno bene"

Iolanda Occhipinti e Giuliano Paganini, volontari del Cins, sono stati rapiti da uomini armati ad Awdingle. Sequestrato anche un operatore umanitario somalo. Stabilito un primo contatto con i rapitori: "I due italiani stanno bene"

Somalia, rapiti due italiani: "Stanno bene"

Mogadiscio - Due operatori umanitari italiani, Iolanda Occhipinti (nella foto a sinistra) e Giuliano Paganini (nella foto in alto), sono stati rapiti da alcuni uomini armati questa mattina, intorno alle 5.30 locali (in Italia le 4.30), ad Awdhegle, 65 km a sud di Mogadiscio. Un abitante ha raccontato che insieme a loro nel paese di Awdingle è stato sequestrato anche un operatore umanitario somalo.

La ricostruzione dei fatti Residenti del luogo hanno raccontato che uomini armati in tre veicoli hanno assaltato gli uffici del gruppo umanitario Cins (Cooperazione Internazionale Nord Sud), che nell’area gestisce progetti legati all’agricoltura. Hanno bendato le guardie e poi sequestrato i due italiani e il responsabile somalo dell’organizzazione. L’unità di crisi della Farnesina ha detto alla Reuters che sta ancora verificando la notizia. I due cooperanti italiani del Cins si sono recati in territorio somalo per realizzare un progetto di cooperazione della Fao. Per dare concreta attuazione ai suoi programmi la Fao si avvale dei contributi di tutti i paesi membri, e quindi anche italiani. Anche la Fao, ricordano le fonti della Farnesina, è pienamente consapeveole del fatto che il governo italiano sconsiglia fermamente ai suoi cittadini di recarsi in Somalia.

I motivi del sequestro Il governo somalo ha fatto sapere che il sequestro potrebbe essere letto come "un atto terroristico". "E' un atto barbarico che condanniamo", ha detto Abdi Hajji Gobdon aggiungendo che la polizia è sulle tracce dei sequestratori. Secondo fonti ben informate dell’agenzia missionaria Misna, invece, "a rapire i tre operatori umanitari sarebbe stato un gruppo indipendente" ovvero non legato ad alcuno degli schieramenti politici protagonisti del devastante conflitto che da quasi due anni è in corso in Somalia. Potrebbe essere solo un rapimento a scopo di estorsione. Tuttavia, il sequestro di persona a scopo di terrorismo resta l’ipotesi di reato formulata dal procuratore aggiunto di Roma, Franco Ionta, che ha aperto un’inchiesta, al momento contro ignoti.

L'identikit dei tre rapiti Giuliano Paganini è un perito agronomo non iscritto all’ordine di Pistoia, e ha 66 anni. Da sempre impegnato in Africa con l’Ong di riferimento. Paganini vive a Pistoia con moglie e figlia. Si trova in Somalia da qualche mese. Il cittadino somalo, Abderahman Yusuf Arale, sequestrato assieme ai due italiani è il direttore del progetto, aggiunge la fonte. I tre sarebbero stati "prelevati con la forza, ma senza violenza".

Stabilito un primo contatto "I tre cooperanti dicono di stare bene", ha annunciato il Cins che ha stabilito un primo contatto con i tre cooperanti. "Il direttore, Filippo Statuti, è in volo per Nairobi, dove atterrerà nel pomeriggio per seguire più da vicino l’evolversi della vicenda". Il responsabile dell’Ong a cui appartenevano i due operatori ha confermato il rapimento. "Siamo in contatto con i familiari, stiamo attivando tutti i meccanismi per operare in un territorio difficile come la Somalia - ha detto stamattina Elisabetta Belloni, capo dell’Unità di Crisi della Farnesina, durante un collegamento telefonico con Sky Tg24 - lavoriamo per la loro liberazione come abbiamo sempre fatto".

Condizioni di sicurezza "proibitive" Un alto funzionario di polizia del posto ha detto alla Reuters che la polizia cercherà di negoziare il rilascio degli ostaggi. "La nostra priorità è cercare di risolvere il sequestro attraverso il dialogo. Se fallisce, decideremo cosa fare", ha detto Nurie Alì Farah, vice capo della polizia della regione, dalla caserma provinciale a Marka. Sul suo sito "Viaggiare Sicuri" la Farnesina sconsiglia vivamente i viaggi in Somalia, le cui condizioni di sicurezza sono definite "proibitive". Attualmente nelle mani dei sequestratori somali ci sono altri due operatori umanitari, un inglese e un kenyota rapiti ad aprile. Questa settimana è stato rapito anche un professore universitario kenyota nella capitale e per il suo rilascio sono stati chiesti 100mila dollari. In Somalia i sequestri sono molto redditizi, e i rapitori in genere trattano bene i prigionieri in previsione degli alti riscatti, ma sono più frequenti nel nord del paese perchè il sud, devastato da 17 anni di guerra civile, è pericolosissimo per gli operatori umanitari. La Somalia è stata teatro di guerra civile dal 1991, anno della caduta del dittatore Mohamed Siad Barre, seguita dal fallimento di una missione dell’Onu. Una breve tregua a metà del 2006, quando l’Unione delle Corti Islamiche ha preso il controllo di gran parte del sud, è terminato con un’offensiva del governo somalo appoggiata dall’Etiopia. Da allora, il governo riconosciuto a livello internazionale ha combattuto una crescente onda di rivolte violente guidate dagli islamici.

Nell’ultima, ieri sera, almeno 12 persone sono state uccise in tutto il paese, secondo quanto riferito dagli abitanti e dalla polizia. Gli scontri più recenti nel paese hanno causato circa un milione di sfollati, creando una delle peggiori e più trascurate crisi umanitarie del pianeta.

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