Adalberto Signore
da Roma
La buona notizia per Pier Ferdinando Casini è che nellUdc la sua linea resta comunque maggioritaria. La cattiva è che qualcosa meno della metà del partito minaccia di non seguirlo nella svolta movimentista. Questo almeno è quanto emerge da un sondaggio dellUnicab commissionato da il Giornale.
La rilevazione è stata effettuata il 7 dicembre attraverso 3.806 interviste telefoniche (compresi i rifiuti e i mancati contatti) a elettori che dichiaravano di aver votato per lUdc alle scorse elezioni politiche. Il campione - spiega listituto di ricerca - è rappresentativo dellintero territorio nazionale, anche se sono stati privilegiati quei Comuni dove il partito di Casini ha ottenuto una percentuale di voti superiore al 10%.
E dallo studio - fatta salva la premessa che il margine di errore è del 4,8% con unaffidabilità del sondaggio del 95% - esce fuori un elettorato centrista alquanto disorientato. E molto contrariato.
Il problema più sentito, almeno stando ai dati di Unicab, è quello dellappartenenza al centrodestra. Così, alla domanda se «condivide la posizione di Casini» che «ha dichiarato di voler uscire dalla Cdl, cioè dallalleanza con Forza Italia, An e Lega», gli elettori dellUdc si spaccano: il 49% dice di condividerla, mentre la pensa diversamente il 46%. Nel dettaglio: il 19% «la condivide completamente» e il 30 «la «condivide ma non completamente»; «decisamente contrario» il 25%, «non la condivide» il 15, mentre «è dubbioso» il 6%. Un 5%, poi, non si esprime. La svolta del leader dellUdc - che ormai da una settimana ha deciso di dare unaccelerata alla strategia di logoramento di Silvio Berlusconi benedicendo la cosiddetta «doppia opposizione» - non sembra dunque pagare. Le ragioni possono essere diverse, ma come è stato detto da commentatori autorevoli è forse la tempistica dello strappo uno dei principali errori dellex presidente della Camera. Che oggi dallopposizione sta di fatto seguendo lo stesso sentiero percorso da Marco Follini (con la benedizione di Casini) nei cinque anni di governo. Adesso, però, non cè nessuna legge Cirami o alcun disegno di legge sul conflitto dinteresse ad adombrare i sonni dellelettore di centrodestra. Che oggi pare tutto concentrato sul governo Prodi e sulla questione fiscale. Insomma, largomentazione un po intellettuale e un po singolare della «doppia opposizione» non sembra far proseliti. Al punto che un elettore su quattro arriva a dirsi «decisamente contrario» alla nuova linea di Casini.
Va un po meglio per lUdc buttando uno sguardo verso il futuro. Lipotesi di correre da soli alle elezioni, infatti, riscuote qualche successo in più, anche se pure in questo caso più di un elettore su quattro si dice pronto a cambiare cavallo. Il 39% dellelettorato dellUdc, però, «sicuramente lo voterebbe» se «oggi si presentasse da solo alle elezioni, cioè in competizione sia con il centrodestra che con il centrosinistra». Mentre un altro 19% dice che «probabilmente lo voterebbe». Insomma, se Casini corresse da solo si porterebbe dietro il 58% del partito, mentre rischierebbe di lasciare per strada il 38% dellelettorato (il 23 «sicuramente non lo voterebbe», il 12 «probabilmente non lo voterebbe» e il 3 «è dubbioso»). Solo il 4% non si esprime. Numeri che in questi giorni trovano conferma nei malumori della base, decisa nella maggior parte delle regioni a correre la tornata amministrativa di primavera insieme alla Cdl (voteranno oltre dieci milioni di italiani).
Se lipotesi della corsa in solitario è quella che affascina di più, va malino invece nel caso in cui lUdc decidesse di dar vita a «un terzo polo di centro» con «Udeur e Margherita».
Sondaggio: Casini perde la metà dei voti
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