«Sono garantista, ma escluderò gli indagati»

«Dopo gli attentati alla Procura generale e l’allarme ’ndrangheta in Calabria era necessario mandare un segnale di fiducia, inequivocabile, alla gente onesta di questa terra, alla magistratura, alle forze dell’ordine, a tutti quelli che combattono seriamente la criminalità organizzata». Il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti è in viaggio da Roma nella sua città. Ieri è stata l’ennesima giornata febbrile di contatti e diplomazie incrociate per chiudere l’alleanza con l'Udc alle prossime Regionali, che vedono lo stesso Scopelliti candidato Pdl a governatore. Ma il tema caldo in Calabria è quello della legalità.
Nei giorni scorsi Tiziana Maiolo sul Giornale ha definito inammissibile la scelta del Pdl calabrese sul codice etico che vieta la candidatura agli indagati. Che cosa risponde?
«Che sono un garantista ma in questo momento storico mi sento di fare questa scelta».
Che cosa sta succedendo oggi in Calabria?
«Quando a settembre il presidente Berlusconi ha lanciato la mia candidatura, la Calabria era già in testa alle scelte del governo. Oggi (ieri, ndr) è venuto il capo dello Stato Giorgio Napolitano, ci sarà un Consiglio dei ministri straordinario, sono venuti i ministri Gelmini, Alfano e Maroni. Quando questo accade? Quando la lotta del governo e della magistratura alla ’ndrangheta comincia a dare frutti, e la bomba alla Procura generale lo conferma. E questo perché accade? Perché a Reggio c’è una magistratura di grande qualità, rappresentata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dal procuratore generale Salvatore Di Landro e da forze dell’ordine impegnate seriamente nel combattere le cosche calabresi, sequestrando e confiscando i patrimoni dei mafiosi. La vera domanda è: e la politica che cosa fa?».
Deve dare il buon esempio?
«Alla politica non basta sfruttare importanti mezzi di legalità come l’utilizzo dei beni confiscati, le lezioni di legalità nelle scuole, i concorsi trasparenti, l’addio al clientelismo e all’assistenzialismo, la lotta contro l’abusivismo. Servono scelte forti per dire a Berlusconi “grazie, ora devo ripagarti la fiducia”».
Come?
«Mettendo fuori tutti quelli che sono in odore di ’ndrangheta. E non me ne frega niente di perdere voti. L’esperienza insegna e non bisogna guardare molto lontano... il governatore uscente Agazio Loiero si è trovato con 32 consiglieri regionali indagati su 50. Di sicuro non è questo il tipo di messaggio adatto per dare credibilità alla mia azione politica».
Non sarà facile...
«Perché? Per me è facilissimo, vengo da una storia politica che me lo consente. Sono stanco dei politici delegittimati, di chi firma assegni in bianco con la ’ndrangheta, degli avventurieri e dei lobbisti, lavoro per una politica di qualità».
E se certi magistrati volessero...
«Io ho provato sulla mia pelle la magistratura politicizzata, ho ricevuto avvisi di garanzia “anomali”, e solo qualche mese fa sono stato condannato da un giudice contabile consulente di Loiero...».
Però?
«Guardi, le cito una frase che il presidente dell’Anm Luca Palamara ha detto a Reggio, testuale: “Solidarietà selettiva ai magistrati”. Sottoscrivo, stessa lunghezza d’onda. Ognuno deve recitare il proprio mea culpa. Io so cosa e chi non funziona nella politica. Posso dire che oggi tra le istituzioni c’è una sinergia inedita, prende sempre più corpo l’idea di squadra, seppure nella distinzione dei ruoli. Presupposto fondamentale per sconfiggere la mafia».
Cosa serve alla Calabria per uscire dal ghetto della malapolitica e della malagiustizia?
«Far crescere ogni giorno questo forte sentimento di cambiamento. È molto importante la nascita dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati alle mafie a Reggio Calabria, così come significative le risposte giunte dal ministro Alfano e dallo stesso Maroni sul rafforzamento degli organici. È l’ennesimo segnale che il governo lancia contro i poteri criminali. Altre scelte spettano a chi sta sul territorio: politica, magistratura, cittadini e forze dell’ordine. Più queste istituzioni sono coese, meno spazio resta alla ’ndrangheta per infiltrarsi».
La gente è pronta a questo cambiamento?
«La società civile e la comunità calabrese sono pronte. Si aspettano questa nuova stagione.

Oggi il movimento di liberazione dalla ’ndrangheta è più forte di qualche anno fa, anche se è difficile farlo in una terra dove, per dirla con le parole del procuratore Pignatone, “l’informazione può aiutare, ma troppo spesso non lo fa”, dove taluni scrivono, fanno i moralisti e poi si arricchiscono sulle spalle della mia gente. Non c’è più spazio, non c’è più tempo. È ora di cambiare, insieme. Il nostro destino, il nostro futuro è già domani».
felice.manti@ilgiornale.it

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