Sono italiane le regine del fantasy

Ecco il lato rosa di un genere letterario tradizionalmente maschile. Dopo le scrittrici statunitensi Le Guin e Zimmer Bradley, è il momento delle nostre "eroine" Rizzo (alias Moony Witcher) e De Mari

Sono italiane le regine del fantasy

Studiosi e appassionati italiani si chiedono da anni se si debba dire «il fantasy» oppure «la fantasy». Problemi lessicali a parte, questo genere letterario ha conquistato la parità dei sessi. Infatti, se un tempo, dovendo evocare storie fantastiche le firme leader erano sicuramente maschili (da J.R.R. Tolkien a Robert Howard, da Henry Turtledove a Terry Pratchett, da C.S. Lewis a Terry Brooks, da Michael Morcoock a George R.R. Martin), negli ultimi trent’anni le signore abbiano conquistato il mercato, creando saghe personali che le hanno portate a scalare le classifiche di tutto il mondo.
Se la prima «contaminatrice» che si dedicò all’universo fantastico mescolando generi come il gotico e l’horror con sensibilità romantica è stata Mary Shelley, con il suo appassionato Frankenstein o il Prometeo incatenato, probabilmente la vera prima apripista della fantasy femminile contemporanea è Ursula K. Le Guin che ha fatto della componente magica la chiave di volta di tutta la sua saga di Earthsea. Un appassionante ciclo (iniziato con Il mago di Earthsea nel 1968) dove l’autrice statunitense ha costruito uno strano e misterioso arcipelago in cui uomini e draghi convivono e dove esercitano i loro poteri apprendisti stregoni e arcimaghi.

Un’altra interprete fondamentale di questa narrativa è stata Marion Zimmer Bradley che ha dedicato numerosi romanzi al pianeta magico Darkover (a cominciare da Le foreste di Darkover, 1962), ma che è stata anche abilissima nel pescare storie dalla mitologia celtica e arturiana per saghe come quella de Le nebbie di Avalon (1983) e persino leggende della tradizione greca come quelle riraccontate ne La torcia (1987). La Bradley ha mostrato in queste opere un forte alone mistico un po’ new age che ne ha fatto nel tempo una sorta di guida spirituale per chi sostiene che la letteratura fantasy possa favorire la meditazione e l’apertura dello sguardo su altri mondi possibili.

Con uno sguardo ben presente alla formula ideata da scrittrici come Ursula K. Le Guin, ma anche a quella adotta da Terry Pratchett nella sua saga del Mondo disco, a partire dal 1997 l’inglese J.K. Rowling ha ideato, con Harry Potter, la più fortunata saga fantasy contemporanea. Una serie di romanzi che compete persino con l’intramontabile Signore degli Anelli di Tolkien. E se le peripezie di Harry, protagonista fino a oggi di sette romanzi e sei trasposizioni cinematografiche, hanno reso popolarissima fra noi «babbani» (così la Rowling definisce gli esseri umani privi di poteri magici) la Scuola di Magia di Hogwarts, la sua fortuna editoriale ha permesso a molte case editrici di reinvestire proprio su questo genere, cercando nuovi talenti che potessero diventarne moderni alfieri.

In Italia il terreno è apparso particolarmente fertile e Roberta Rizzo a partire dal 2002 (celandosi dietro lo pseudonimo di Moony Witcher) ha prodotto per Giunti il ciclo della Sesta Luna che ha per protagonista l’alchimista Nina. Questa piccola eroina per evitare l’annientamento del pianeta Xorax (la cui vita è alimentata dai pensieri dei bambini) viaggia nel tempo e nello spazio cercando di sventare i piani del malvagissimo Conte Karkon Ca d’Oro. A questa fortunata serie, a partire dal 2006 (con il romanzo Geno e il sigillo nero di Madame Crikken) Moony Witcher ha affiancato le peripezie di Geno Hastor Venti, un ragazzino dotato di poteri telecinetici che scopre e sviluppa le proprie capacità mentali all’Arx Mentis, un istituto per giovani «speciali».

Nel settore delle outsider nostrane troviamo Silvana De Mari e Licia Troisi. La prima, ex chirurgo e psicoterapeuta, ha iniziato la carriera di narratrice per ragazzi con L’ultima stella a destra della luna e ha poi centrato l’obiettivo nel 2004 con L’ultimo elfo (vincitore nel 2005 dei premi Bancarellino e Andersen), edito da Salani e tradotto in dodici lingue. Un’appassionante fiaba, quella della De Mari, che ci presenta un contesto classico fatto di troll, draghi, spade nella roccia, orfanelli e che ha per eroe un piccolo elfo, Yorsh, unico superstite del suo popolo, che sopravvive a mille peripezie e ritrova una ragione di vita per se stesso e la sua stirpe scoprendo che soltanto «unendosi a esseri diversi da sé - meno magici ma più resistenti alla vita - non solo sopravviverà ma diffonderà sulla Terra la luce della fantasia». Alle intuizioni fantasy-ecologiche, la De Mari ha dato poi seguito con le storie di regine guerriere raccontate ne Gli ultimi incantesimi, ma soprattutto ne L’ultimo orco, dove torna protagonista Yorsh, diventato adulto, ma soprattutto il soldato di ventura Rankstrail, destinato a scendere in guerra contro gli orchi.

Battaglie e guerre abbondano anche nelle Cronache del Mondo Emerso che hanno portato la loro creatrice Licia Troisi a essere l’autrice italiana di fantasy più letta al mondo. I volumi che compongono le trilogie Cronache del mondo emerso e Le guerre del mondo emerso (edite da Mondadori) hanno venduto, con La ragazza drago e il recentissimo Il destino di Adhara (che apre il nuovo ciclo Leggende del mondo emerso) complessivamente oltre un milione di copie solo in Italia e ne sono stati venduti i diritti in 16 Paesi (in Russia, Spagna e Germania la scrittrice romana è già un’autrice di culto). I lettori sono stati stregati da personaggi come la giovane mezzelfo Nihal, dotata di spirito guerriero, e dall’affascinante apprendista mago Sennar, da Ido (gnomo e al contempo Cavaliere del Drago), dal malvagio Tiranno (in apparenza dall’aspetto innocente di un bambino), dagli spaventosi e scimmieschi Fammin ai giganteschi e agguerriti draghi.

Personaggi ai quali, sulle copertine, il disegnatore Paolo Barbieri ha dato un volto talmente accattivante da indurre la Mondadori a realizzare Le creature del mondo emerso, una mappa illustrata dell’immaginario fantastico made in Licia Troisi.

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