Politica

«Sono omicidi difficili da prevenire»

«Ma i dati parlano di un fenomeno che è in calo»

Eleonora Barbieri

da Milano

«Gli omicidi in famiglia non sono in aumento, anzi: sul lungo periodo sono diminuiti come si è ridotto, più in generale, il numero dei delitti. Ma, anche se poco frequenti, ottengono una risonanza che, spesso, può trarre in inganno sulla reale portata del fenomeno». Il sociologo Marzio Barbagli è un esperto sia della situazione famiglia italiana (cui ha dedicato, fra i testi più recenti, Sotto lo stesso tetto, edito da Il Mulino), sia dei delitti compiuti nel nostro Paese, il cui quadro è offerto dal suo Rapporto sulla criminalità in Italia (pubblicato sempre da Il Mulino).
Professore, in questi giorni i delitti in famiglia sembrano moltiplicarsi. È una tendenza reale?
«No, gli omicidi in genere non sono in aumento nel nostro Paese, anzi: dal 1992 sono in diminuzione, con un minimo registrato negli anni 2001-2002. Diciamo che, in un anno, la media è di 750-800 omicidi, con variazioni minime. Lo stesso vale per i delitti compiuti all’interno delle famiglie, che sono circa il 20-25% del totale, una percentuale relativamente stabile».
Come si spiega questa «stabilità»?
«Un motivo è che le forze dell’ordine possono avere scarsa influenza sulla sfera privata, a differenza dei successi che hanno ottenuto, ad esempio, contro la mafia: ciò che avviene all’interno delle famiglie è più difficile da prevenire».
Rimangono identici anche i moventi?
«Da una parte, l’omicidio è il gesto di una persona con problemi psichici, che non riesce a controllare la sua aggressività e a risolvere in maniera pacifica i conflitti che possono sorgere nella coppia. In totale, comunque, si tratta di casi estremi e rarissimi: circa 150 all’anno, considerando anche coppie non “istituzionali”. E poi c’è un retaggio culturale, che sta scomparendo lentamente: una volta l’omicidio per un tradimento (sospetto o reale) non era neppure punito. E la maggior parte degli assassini è costituita da uomini, che agiscono per gelosia».
Si tratta di un fenomeno trasversale?
«Il delitto è commesso in famiglie di ogni classe sociale ma, soprattutto, in quelle più basse, con reddito scarso, problemi di disoccupazione, forte stress.

Ed è molto più frequente fra gli immigrati, fra cui il numero di omicidi in generale è già più alto: la donna immigrata è la vittima più a rischio».

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