Politica

Sono tornate ieri sera a Bari le salme di dodici pugliesi uccisi sabato pomeriggio dallo schianto del bimotore che avrebbe dovuto portarli in vacanza in Tunisia Palermo-Bari, volo d’addio delle vittime dell’Atr Lo strazio dei familiari e dei superstiti

Poco prima è atterrato un Md-80 con a bordo i sopravvissuti

Massimo Malpica

da Bari

Le luci gialle illuminano la tozza sagoma del C-130 fermo sulla pista dell’aeroporto di Bari. Nella pancia del cargo 12 bare allineate, con i corpi dei 12 pugliesi morti sabato pomeriggio nel drammatico ammaraggio dell’Atr diretto a Djerba, in Tunisia. Erano decollati proprio da qui, per la vacanza. Il sorriso sul volto appiccicato all’oblò mentre il turboelica si staccava dalla pista, volando sugli ulivi della campagna pugliese. Ora sono tornati accolti dalle lacrime e dal dolore dei familiari. Gli stessi parenti che solo tre giorni fa li avevano accompagnati in aeroporto, e che ora entrano a turno - ogni gruppo familiare viene scortato da uno psicologo - nel ventre dell’Hercules dell’Aeronautica militare, per fermarsi qualche minuto accanto al feretro del proprio caro.
Nella sala della vecchia aerostazione, dove i familiari hanno atteso l’arrivo dei superstiti e dei defunti, si chiarisce il differente stato d’animo di chi è qui per riportare a casa una figlia o un amico in una cassa di legno, e chi invece sta per riabbracciare un parente scampato alla tragedia. Lacrime di gioia le ultime, di dolore le prime, ma il disastro dell’Atr costringe tanti a non poter sorridere nemmeno delle buone notizie come la famiglia di Salvatore Cetole, l’eroe per caso, che può riabbracciare il figlio ma non la sua ragazza Maria Grazia Berenato. Lui è atterrato sull’Md-80, che alle 21 ha riportato a Bari i primi sette superstiti. Lei è dentro una bara nel C-130 che tocca la pista venti minuti più tardi. Anche Ilaria Lobosco e Roberto Fusco, fidanzati scendono dall’aereo abbracciati ma con gli occhi rossi, perché l’Atr72 che li ha risparmiati si è portato via la mamma di lui. Le casse di Betta e di sua figlia Chiara 4 anni appena vengono piante dal fratello Vincenzo che è sull’altro aereo, quello dei vivi. La bara di Paola Diciaula spezza il cuore dei suoi genitori, felici quando la ragazza aveva deciso di non andare più a Sharm, e ora distrutti da questo lutto terribile. Il clima mesto, dignitoso ma cupo coinvolge i rappresentanti delle istituzioni. Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, visibilmente commosso fa dire di non voler parlare con i giornalisti. L’assessore alla Sanità della Regione Puglia Alberto Tedesco delegato a presenziare alla cerimonia dal presidente Nichi Vendola assicura che sarà data la massima assistenza ai parenti delle vittime e ai superstiti del disastro aereo. E mentre prosegue la mesta sfilata delle bare portate a braccia da sei avieri, scortate dai familiari che si sostengono l’un l’altro tra urla e pianti sommessi e salutate dai gonfaloni dei comuni colpiti dal dramma, l’arcivescovo di Bari monsignor Francesco Cacucci benedice i feretri. Cinque salme resteranno a Bari, portate nella camera ardente allestita nella cattedrale di San Sabino dove stamattina alle 10.

30 il capoluogo pugliese le saluterà per l’ultima volta, le altre sette partono immediatamente insieme ai familiari verso altri cinque comuni: Bitonto, Canosa, Modugno, Gioia del Colle (che piange tre concittadini) e Crispiano in provincia di Taranto.

Commenti