da Milano
Ventiquattro Borse contro una per effettuare un sorpasso che - comè duso definire in questi casi - è storico: per la prima volta dal termine della Prima guerra mondiale, la scorsa settimana la capitalizzazione dei mercati finanziari europei (Est compreso) ha superato quella dei listini statunitensi. Tradotto in cifre, quelle estrapolate da uno studio di Thomson Financial, lallungo è espresso dai 15.720 miliardi di dollari di ricchezza borsistica del Vecchio continente contro i 15.640 miliardi di Wall Street.
LEuropa ha insomma dovuto aspettare quasi 90 anni per riappropriarsi di un primato che aveva detenuto fino al 1918. In seguito, con lintroduzione della catena di montaggio di Henry Ford, la messa in pratica dei principi tayloristici sullorganizzazione del lavoro, uniti allenorme flusso migratorio verso lAmerica, allistituzione della Fed come strumento per coadiuvare il mondo degli affari e ai debiti di guerra contratti da Italia, Francia e Gran Bretagna, leconomia a stelle e strisce avrebbe preso un tale vantaggio competitivo da rendere inattaccabile la supremazia di Wall Street sulle piazze borsistiche europee per quasi un secolo.
Il sorpasso è dunque indice di un cambiamento non irrilevante, ma è anche il punto terminale di un cammino intrapreso nel gennaio 2003, da quando cioè il passo dei listini europei è diventato più spedito, grazie a una crescita della capitalizzazione del 160% da allora a oggi, contro il 70,5% degli Usa. Non a caso, linteresse più manifesto nei confronti dellEuropa è stato espresso dal New York Stock Exchange, che ha fortemente voluto laggregazione con Euronext. Le cause? Senzaltro lapprezzamento delleuro nei confronti del dollaro (più 26% in poco più di quattro anni), riconducibile alla politica commerciale americana, agli irrisolti squilibri strutturali Usa e in parte a una revisione dei portafogli finanziari (compreso quelli delle banche centrali), che a sua volta ha avuto ricadute positive sulla capitalizzazione delle Borse continentali.
Ma, soprattutto, lo studio individua nella crescita dei mercati dellEst il fattore decisivo nel superamento della Borsa americana. In particolare del listino russo, che dai 330 punti del 2003 è passato ai 1.920 di oggi, con un balzo del 66% nel 2006. Lumiliazione subìta con il default dellagosto 1998 per non aver onorato un debito da 40 miliardi di dollari, è un ricordo: ora Mosca, forte dei ricchi introiti assicurati da gas e petrolio, punta entro un biennio a scavalcare Italia, Francia e Regno Uniti nella classifica del Pil mondiale, insediandosi al sesto posto, mentre la stabilità politica e il miglioramento del debito pubblico stanno attirando sempre più investimenti internazionali.
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