Sorpresa: il centrodestra esilia Soru

nostro inviato a Cagliari

Lo champagne resta in frigo, Ugo Cappellacci preferisce aspettare i dati definitivi prima di festeggiare, ma ormai si tratta soltanto di capire quale sarà il suo vantaggio su Renato Soru, dimissionario e sconfitto. Sarà il volto nuovo del centrodestra il prossimo governatore della Sardegna. Nonostante la lentezza esasperante dello scrutinio, un fenomeno del quale i sardi non si meravigliano ma che stupisce nella regione più tecnologica d’Italia (tra le prime nell’uso di internet, patria di Tiscali e pioniera nella televisione digitale), a circa metà scrutinio la tendenza è consolidata. Con 806 sezioni scrutinate su 1812, il candidato del Popolo delle libertà è in testa con il 50 per cento dei voti, mentre Soru insegue con il 44,9. Una batosta per l’editore dell’«Unità» e anche per Walter Veltroni. Circolano già voci che il fondatore di Tiscali cercherebbe acquirenti per il giornale del Pd.
Il successo è sorprendente, molto più marcato di quanto ipotizzato alla vigilia. Si sono combinati la voglia di cambiamento, il traino di Silvio Berlusconi, i fallimenti di Soru, la crescente debolezza del Pd. Confermato il peso considerevole del voto disgiunto, tradizionale in Sardegna, che però non ha influito sull’esito finale. Come nel 2004 il candidato del centrosinistra ha raccolto più consensi della somma dei partiti, quello del centrodestra meno. Ma cinque anni fa l’exploit di Soru fu dirompente, stavolta è un fuoco di paglia. Tra la coalizione di centrodestra (55,3 per cento) e quella di centrosinistra (40) la distanza è nettissima, circa 15 punti.
Il voto disgiunto ha rallentato lo scrutinio. La Regione aveva distribuito ai seggi un vademecum che disciplinava con puntiglio lo spoglio, tuttavia le contestazioni non sono mancate e in mancanza di exit-poll e proiezioni hanno prolungato l’incertezza. Difficile valutare il significato dell’astensionismo: il dato definitivo dell’affluenza alle urne è del 67,6 per cento contro il 71,2 delle elezioni regionali di cinque anni fa. Chi sarebbe stato il più penalizzato dal non voto, il governatore dimissionario o lo sfidante?
A prima vista sembrava che ne avrebbe fatto le spese Cappellacci, visto che le province dove si è votato di più sono quelle di Nuoro (69,5 per cento) e Sassari (69,2), tradizionali roccaforti del centrosinistra. Contro il candidato berlusconiano è arrivato pure un sondaggio dell’istituto Crespi diffuso dalla dalemiana Red-Tv, la quale poi ha dovuto precisare che non si trattava di un exit-poll ma di una rilevazione della scorsa settimana. Nei quartier generali dei due candidati arrivavano comunque le indicazioni di una serie di seggi che, contrariamente al testa a testa ipotizzato, accreditavano un certo vantaggio al candidato del centrodestra.
Le sedi dei comitati elettorali hanno cambiato volto con il passare delle ore. Soru è rimasto chiuso nella sua casa di Cagliari e soltanto a tarda sera il governatore dimissionario si è presentato in piazza del Carmine, con parole amare: «Qualunque cosa i sardi abbiano deciso a me andrà bene». In via Logudoro, nell’ex prefettura, Cappellacci invece chiacchierava con i giornalisti, rilassato e sorridente. Nel cortile del palazzo è stato montato un maxi-schermo e una folla crescente di militanti si è raccolta a seguire lo spoglio. Di sopra, negli uffici, era un via vai di candidati, consiglieri comunali, gente che accompagnava con boati di gioia ogni aggiornamento dei tabelloni.
Tra i primi al fianco di Cappellacci c’è stato il sindaco di Cagliari, Emilio Floris, quasi a smentire le malignità fatte circolare nelle scorse settimane. Più ridotta invece la rappresentanza degli altri partiti del centrodestra. Quando i dati saranno definitivi, sarà interessante valutare come si distribuiscono i pesi nella coalizione vittoriosa. Al momento, il Pdl è il primo partito dell’isola con il 30,6 per cento; l’Udc tocca il 9,5, i riformatori sardi il 6,5, il Partito sardo d'azione il 4. Il partito democratico è a quota 26 per cento, l’Italia dei valori al 5, Rifondazione al 3,4.
Lo staff di Cappellacci non ha mai messo in dubbio la vittoria. Da subito la pattuglia guidata dal coordinatore provinciale di Forza Italia Mauro Contini aveva rilevato che il centrodestra aveva fatto breccia in zone dell’isola finora ostili, come l’Ogliastra e il Sulcis Iglesiente, un’area industriale in crisi dove il premier Berlusconi aveva assicurato l'impegno del governo.

Ma la supremazia del Pd è stata infranta soprattutto nel Nuorese, in particolare nei paesi della Baronia. Soltanto Sassari, seconda città della Sardegna, si è confermata un feudo del centrosinistra: con 118 sezioni scrutinate sulle 137 cittadine, Soru ha preso il 52 contro il 41,7 di Cappellacci.

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