Sorpresa, Fiorello senza la tv vende più biglietti di prima

Solo limitandoci al 2010, le date a Roma sembrano moltiplicarsi per gemmazione. Il che, trattandosi di Fiorello, potrebbe pure essere naturale: ne erano previste due a febbraio, se ne sono aggiunte altre tre ad aprile e ce n’è già pronta un’altra il 12 maggio. Oppure, a Firenze: lo spettacolo c’è già passato per due sere a gennaio, ma tornerà di nuovo giovedì e venerdì. E, se a Milano, quest’anno, sono riservati il 5 e 6 maggio, persino città come Padova - bellissima, per carità, ma non propriamente una grande metropoli - raddoppiano le date con naturalezza. E, viste le richieste di biglietti, la seconda serata di spettacolo si sposterà a Piazzola sul Brenta, dove l’anfiteatro Camerini può reggere anche ottomila richieste di biglietti. Senza contare che, a partire da giugno, prima a Trieste e poi ad Ancona toccherà agli stadi.
Ora, che il tour di Fiorello sia un successo o anche uno straordinario successo, non è una gran notizia. La notizia, però, è che il successo fiorelliano è il più grande di sempre, addirittura più significativo di quando Fiore era tutti i giorni in radio e soprattutto di quando aveva anche il sabato sera di Raiuno. Quindi, al massimo della visibilità mediatica. Certo, anche quei tour andarono benissimo, ma i pienoni ovunque con la coda di gente fuori dai palazzetti a pietire biglietti dai bagarini, sono una novità della collezione di spettacoli inverno-primavera 2009-2010. Pronti a diventare un neverendig tour, un viaggio senza fine.
Insomma, roba mai vista. E il successo è strameritato perché Rosario si conferma una volta di più il più grande uomo di spettacolo in Italia, capace di fare qualsiasi cosa e, soprattutto, di cambiare show sera dopo sera (e più gli impresari aggiungono repliche, più lui lo cambia). Soprattutto, il Fiorello show, rispetto ad altre tournée è uno spettacolo molto più organico, con un filo conduttore, quello musicale, e soprattutto non ha lungaggini e tempi morti che, anche solo tre anni fa, erano l’anello debole della multimedialità fiorelliana. Intendiamoci, eravamo sempre nell’alto dell’alto dei cieli dello spettacolo italiano, ma lo show dal vivo non aveva la stessa forza dell’altro Fiorello.
Stavolta, invece, siamo alla perfezione. Improvvisata, visto che i siparietti di Fiore con gli spettatori e le battute che nascono sera dopo sera sono la sua vera forza, ma anche estremamente scientifica: dietro le quinte, gli autori Francesco Bozzi, Alberto Di Risio, Riccardo Cassini e Federico Taddia monitorano con frequenza maniacale intensità e calore delle risate sulle singole battute e le mettono a confronto città dopo città.
Perché proprio Bozzi e i suoi fratelli sono uno dei segreti del successo del nuovo Fiorello teatrale: lo staff, ormai, lavora insieme da anni, è affiatatissimo e leviga lo show ogni mattina a colazione, l’unico vero pasto della giornata concesso da Fiore ai suoi. E i risultati si vedono: Rosario è in una forma, anche fisica, smagliante e le corse a villa Borghese hanno lasciato il segno.

Anzi, l’hanno levato: quello del girovita da cinquantenne.
Restano due ingredienti, immutabili: Fiorello non è mai volgare, nemmeno quando dice «minchia», e non parla mai a sproposito di politica per far ridere. Nemmeno quando dice «Berlusconi». Unico.

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