Innanzitutto è libero. Lunica cosa imprigionata di Paolo Nutini è laccento, un incomprensibile scozzese anche se lui è di origini italianissime (papà Alfredo è di Barga, provincia di Lucca, mamma di Glasgow, dovè nato). Per il resto, è il giovane più libero che cè. Ha 22 anni, il suo primo cd ha venduto due milioni di copie e quello nuovo, Sunny side up, farà di meglio perché si posiziona in quel segmento di mercato che oggi è desolato, vuotissimo: quello dedicato alla musica vintage, che profuma o puzza di anni Sessanta, di Bob Dylan, di Motown, insomma di amore per la canzone in sé e al diavolo quei maledetti condizionamenti tipo classifiche o airplay radiofonico. «Quando ho consegnato il disco alla casa discografica - ha detto lui qualche giorno fa - i miei agenti erano un po perplessi, ma nessuno ha avuto le palle di venirmi a proporre unidea più forte di quella che era venuta a me». E cioè: suonarsi. A partire dal singolo Candy, Paolo Nutini ha infilato in dodici canzoni lenciclopedia di se stesso, tutte le sue influenze e i suoi sogni di musicista e li ha cantati con voce crespa e duttile, clamorosamente sfasata rispetto ai suoi ventanni e rotti. Daltronde, quando parla, sembra un extraterrestre. In un ambiente ormai schiavizzato dallesito immediato, e quindi obbligato a scadenze sempre più incalzanti (traduzione: il cd deve funzionare in tre mesi altrimenti addio), lui si siede e inizia tranquillamente a parlare di musica, quella delle radici e quella che non sparirà mai, dai Drifters a Willie Dixon passando per Django Reinhardt o Cab Calloway o anche Jack White e Fleet Foxes che sono giovani ma guardano là indietro, a quando una canzone era un complesso equilibrio di emozione, virtuosismo, pazzia e chissà cosaltro. E il pubblico lo ha capito. Paolo Nutini è un caso a se stante, un autentico talento che ha anche il dono di riuscire a comunicare e di farlo indistintamente parlando la lingua folk (Simple things) o ragtime (Pencil full of lead) o addirittura country soul (High hopes). «È molto difficile - spiega lui, evviva - fare qualcosa di nuovo e io non sono un manierista: ascolto solo unenorme quantità di musica». E poi la cosa più importante: «Questo disco dimostra che sto bene nella mia pelle. Non capisco quei cantanti come Lily Allen che sono sempre depressi, cantano come se lerba del vicino fosse sempre la più verde». Forse per questo lui ha intitolato il cd Sunny side up, che è quel modo di cuocere le uova in padella con il tuorlo in alto che quasi ti sorride.
Questo ragazzo è una furia che ha lumile determinazione del padre (uno che da quarantanni cucina fish&chips a Glasgow) e il talento grezzo di chi ha una lunga strada davanti perché si capisce che la musica è il suo alimento e che lui ha solo voglia di suonarla (sarà allAlcatraz di Milano il 26 novembre, il 27 a Firenze, il 28 a Roma) o di comporla, comunque sia immaginandola, respirandola, vivendola ogni singolo istante della propria vita. Fantastico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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