Il Quirinale ha dato l'esempio: rinuncerà a 49 milioni di euro. La Camera dei Deputati ha dato l'esempio: rinuncerà a 51 milioni di euro. Il Senato ha dato l'esempio: rinuncerà a 70 milioni di euro. Persino i singoli parlamentari, i parlamentari europei e financo i sottosegretari, volenti o nolenti, hanno dato l'esempio: rinunceranno al 10 per cento della loro indennità. Adesso ci resta solo un dubbio: i sindaci, i presidenti delle province e delle regioni, i consiglieri degli innumerevoli enti locali daranno anche loro l'esempio? Rinunceranno, come prevede la Finanziaria, a una parte dei compensi? Oppure, appena finito il pianto sui sacrifici da affrontare, faranno in modo che i sacrifici li affrontino tutti, tranne che i loro personali portafogli?
Lo diciamo perché è evidente che, mentre nelle istituzioni centrali, la via dell'austerity può essere intrapresa d'autorità, per quanto riguarda le amministrazioni decentrate è al massimo un indirizzo, un suggerimento, un buon proposito che richiede per diventare realtà un'adesione fattiva. La domanda è: ci sarà la legge regionale che riduce le indennità dei consiglieri della Lombardia? E i sindaci del Lazio faranno da apripista sulla retta via, come ha chiesto anche il presidente Ciampi?
A lamentarsi sono capaci tutti. I responsabili degli enti locali, poi, lo abbiamo visto, sono i più capaci di tutti. Imbattibili. Veri professionisti della lagna. Il sindaco Veltroni minaccia addirittura di spegnere i lampioni, Cofferati tira in ballo le scuole materne, e poi scuolabus a rischio, bambini che non avranno più libri, autobus che non avranno più benzina, fognature ridotte a groviera e rubinetti senz'acqua: è questo il futuro che descrivono, accusando di ogni male, naturalmente, il governo centrale. L'apocalisse finanziaria, in pratica. Nemmeno uno (a parte quel galantuomo del governatore Galan) che dica la verità: e cioè che con i tagli previsti dalla manovra 2006 non ci sarà bisogno di ridurre i servizi ai cittadini. Basterà ridurre qualche consulenza di troppo o un po' di auto blu.
Adesso però questi sindacalisti del campanile, questi pasdaran del piagnisteo finanziario, lancillotti del gettone di presenza perduto, hanno l'occasione per dimostrare che sono persone serie. Sta lì, scritto al punto 3, dell'articolo della Finanziaria dedicato alla «riduzione dei costi della politica», dove si chiede «per esigenze di coordinamento della finanza pubblica» di rideterminare le indennità degli amministratori locali, esattamente come avviene per i parlamentari italiani e europei.
Lo faranno? Dopo aver minacciato di far tirar la cinghia ai cittadini, cominceranno con il tirarla loro? Sia chiaro: mica si chiedono sacrifici eroici: soltanto il famoso «buon esempio». Niente di più. Del resto si riducono lo stipendio i peones del Parlamento, se lo riducono i sempre bistrattati sottosegretari. Lo possono fare anche i nobili amministratori locali, no? Diciamo di più: lo faranno di sicuro. Non abbiamo dubbi: appena finito di piangere esagerata miseria, correranno nelle loro sedi istituzionali per mettersi subito in regola con la legge nazionale e con la coscienza personale.
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