Occhio per occhio, ritardo per ritardo. Questa la «legge del taglione» scelta dallAic, in solidarietà con Mannini e Possanzini, i calciatori di Napoli e Brescia squalificati per un anno dal Tas di Losanna per essersi presentati ai controlli antidoping dopo la partita Brescia-Chievo dell1 dicembre 2007, 25 minuti oltre i limiti previsti dal codice Wada (lagenzia mondiale anti-doping).
Tutti in campo allora con un quarto dora di ritardo rispetto i normali orari di inizio delle partite: la protesta è iniziata ieri sera con Modena-Rimini, fischio dinizio alle 21 e non alle 20.45, e terminerà lunedì sera con Mantova-Livorno. Solidarietà nei confronti dei colleghi, ma anche una ferma protesta contro la Wada, lanciata da un ambiente che ancora fatica ad accettare il codice dellagenzia. «Vogliamo sensibilizzare lopinione pubblica - ha spiegato Sergio Campana, presidente dellAic - sullenormità del caso e mandare anche un messaggio al Coni ed alla federcalcio per una riflessione operativa sulla sentenza del Tas di Losanna e sulla necessità di iniziare un percorso di rivisitazione della normativa Wada».
Evitando il muro contro muro con lagenzia anti-doping, è chiaro che i calciatori vorrebbero un atteggiamento più soft sul tema reperibilità e controlli a sorpresa: tesi recentemente sostenuta anche da diverse associazioni di categoria dei maggiori Paesi europei. Soprattutto per evitare nuovi ribaltoni come successo con Mannini e Possanzini, sospesi per 15 giorni dal giudice di ultima istanza del Coni, sentenza amplificata laltro ieri - nei tempi e nella forma - dal Tas di Losanna. È in questottica che va dunque letto lincontro di mercoledì prossimo tra Coni, Figc, Lega Calcio e Aic sulle «problematiche legate alla normativa internazionale antidoping, riproposte dal caso Mannini-Possanzini».
Gli avvocati dellAic in queste ore stanno studiando le vie da intraprendere per opporsi allarbitrato del Tas. Il tentativo appare però arduo: le sentenze dellorganismo con giurisdizione internazionale sono inappellabili sul piano sportivo. Unica forma di ricorso prevista è presso il Tribunale federale svizzero, ma per un ristrettissimo elenco di casi, comprendenti più che altro vizi di forma e procedurali. Le speranze sono affidate ad un paio di precedenti positivi, scovati dallufficio legale dellAic. Ed è, naturalmente, quello in cui sperano i due calciatori. «Per quanto è accaduto mi aspettavo di essere completamente scagionato - ha spiegato il centrocampista azzurro, Daniele Mannini - ed anche un solo giorno di squalifica l'avrei considerata una grandissima ingiustizia. Non riesco a farmene una ragione, vista la mia totale innocenza». «Il ragazzo deve stare con noi, in questo momento difficile - le parole di conforto di Edy Reja -. È una forte ingiustizia, non voglio aggiungere altro. Gli ho detto che gli staremo vicino, che, se prima lo trattavo male, adesso non lo farò più, lo abbraccerò».
Adesso è lintero mondo dello sport a interrogarsi sulla vicenda. «Spesso capita di accumulare un po di ritardo a fine gara: trovo che sia una squalifica eccessiva.
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