Il sospetto di Cicchitto: manovre Usa contro l’Ue

RomaUn’aggressione germanica alla italica sovranità; un cedimento delle istituzioni democratiche (leggi Quirinale) alle pressioni estere; un grande complotto anti-europeo ordito sull’altra sponda dell’Atlantico?
In casa Pdl sono molte e non del tutto concordi le interpretazioni che si danno al piccante retroscena sulla defenestrazione del Cavaliere da Palazzo Chigi pubblicato ieri, con gran clamore, dal Wall Street Journal. Il primo a parlare (e dicono con l’imprimatur diretto dell’ex premier) è stato il portavoce del partito, Daniele Capezzone. Che ha chiesto secco a Napolitano una smentita «realmente convincente» di quella telefonata con la Cancelliera, e soprattutto di «quei contenuti così perentori e invasivi». Un’oretta dopo la smentita è arrivata, ma nel frattempo sulle agenzie impazzavano le interpretazioni. Il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha subito spostato l’attenzione da ciò che era risaputo - ossia «l’atteggiamento di ostilità della Merkel e di Sarkozy, prima che contro Berlusconi, contro l’Italia» - a ciò che è meno evidente. Ossia: che scopo hanno quelle pesanti righe pubblicate con grande evidenza sul quotidiano di Rupert Murdoch? La risposta di Cicchitto evoca scenari ancor più foschi, torbidi e a largo spettro geopolitico di quelli già da crisi dei Sudeti che disegnano altri analisti Pdl.
Per Cicchitto, il Wall Street Journal ha un «preciso scopo», ossia quello di «contribuire alla destabilizzazione dell’equilibrio europeo visto anche lo scontro di interessi che c’è fra l’area Usa e l’area europea e l’ostilità che da sempre potenti forze statunitensi hanno avuto nei confronti dell’euro». Ed è di questo orizzonte da guerra fredda (con l’Unione europea al posto di quella Sovietica, però) che la politica italiana «nel suo complesso» dovrebbe tener conto per poter reagire. «Se l’Italia nel suo complesso - ragiona il capogruppo del Pdl a Montecitorio - al di là delle differenze fra le opposte posizioni politiche, non acquisisce piena consapevolezza che da tempo ci troviamo a fare i conti con una autentica guerra economica finanziaria fra aree monetarie, e per ciò che riguarda l’euro all’interno dell’Europa, sarà molto difficile difendere gli interessi reali del nostro Paese». Ne è stato invece consapevole Silvio Berlusconi, aggiunge Cicchitto, che «proprio per assoluto senso di responsabilità per gli interessi dell’Italia e della tenuta dei titoli di Stato e dei risparmi degli italiani» ha scelto di dimettersi da presidente del Consiglio.
L’altro capogruppo, quello dei senatori Maurizio Gasparri, liquida invece l’intero articolo del Wsj come «fanfaluche», che non è neppure necessario smentire da parte del Colle: del resto, «non c’è né Hitler (la Merkel, ndr) né Petain (Napolitano, ndr)», e il presidente italiano non è certo «un re travicello». Qualcuno, nel Pdl, però storce la bocca per «l’eccesso di difesa di Napolitano» da parte di Gasparri. Margherita Boniver, presidente del comitato Schengen, non nasconde di pensarla come Cicchitto: quello del Wsj è un «pesce d’aprile», ma con un obiettivo preciso: «Cosa non si fa per tenere alto lo spread», e alimentare la crisi italiana ed europea.


Dal vicepresidente dei senatori Pdl, Gaetano Quagliariello, arriva un richiamo realista: la smentita di Napolitano era «quanto mai opportuna e necessaria», ma bisogna anche ricordare che la fine del governo Berlusconi non può «essere ricondotta tutta alla volontà della Merkel»: c’era anche «una difficoltà oggettiva» dell’esecutivo, a causa della sua «maggioranza limitata» e «bloccata».

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