Sotterfugi e azzardo. La vita alla giornata dei disertori di guerra

Tra pub equivoci e case cadenti... Sopravvivere all'ombra del Big Ben

Sotterfugi e azzardo. La vita alla giornata dei disertori di guerra

Sarà stata la guerra a rendermi più tenero. A Londra la guerra la sentivi e dappertutto ma almeno da lontano. La sera in strada era ancora più pieno di attrazioni del solito e i negozi rigurgitavano di clienti. Dopo le dieci nelle vie adiacenti di macchine ne passano poche. Lì ho visto un'orchestra, messa su dall'Esercito della Salvezza, ai margini della metropolitana che riportava gli smarriti nella nebbia. Mandava in estasi un pubblico di veri cristiani più raccolti degli ubriaconi ma che aveva lo stesso un po' freddo. Provava a far miracoli solo con un piccolo cantico e tre becchi di acetilene sibilanti, approvata da dodici fiammiferai col cappello alla Gainsborough.

Sa il fatto suo l'Esercito della Salvezza, ho visto io la miss recuperare durante la questua peccatori tremolanti con un tè senza zucchero e tre squilli di tromboni serrati. Più in là c'è la vera concorrenza, il bar Bloumbsburry . Questione di grana. Gli stessi peraltro bevono in tutti e due i posti. È buffo come di notte le anime si ritrovano. C'è di tutto. Il sergente militare di ritorno dalle Indie fasciato nell'uniforme, bello sifilitico come sempre, agita sui soldati in licenza la giannetta lungo il solco delle chiappe, da un inno all'altro. Si fa capire benissimo dai convenuti senza aggiungere niente. Sono due scellini e sei pence per un bocchino nel Parc Hayd dove li trascina, a tre chilometri buoni, al passo cadenzato, i sedotti. Cantaloup che non ci sputava sopra aveva provato tante volte per conto suo lo zelo del sergente. Aveva ricordi spassosi dell'Inghilterra in ginocchio fra i cespugli. Poteva costare cara quella fantasia ma lui non era contrario ai pericoli. Dabbasso, nella Leicester, proprio di fronte alla cucina, la camera più brutta della casa era occupata ormai da anni da Rodriguez Ostenda, che aveva vari nomi ma non una nazionalità ben definita. Era una cosa che preoccupava la polizia inglese questo fatto che Ostenda non aveva un nome preciso. Ci venivano spesso da Scotland Yard a scocciarlo, che si decidesse a sceglierne una. Lui esitava, voleva essere sicuro che non andava alla guerra la sua nazionalità.

Aveva chiesto al Nicaragua se lo voleva. Costavano trecento dollari i documenti del Nicaragua. In Honduras, come dire lì accanto, glieli davano per duecentocinquanta, però doveva lasciarsi vaccinare. Insomma era indeciso. Ostenda era l'ultima città dove aveva fatto il croupier. Cambiava anche nome ogni tanto, meno spesso però del cognome. All'epoca della Leicester Pension si chiamava ancora Rodriguez per via delle richieste ispaniche. Il suo stambugio era per forza umido tra il rigagnolo e le fogne ma sgocciolone pure come una vera grotta per colpa delle tubature della casa, con gli scarichi che s'intrecciavano proprio sopra il letto. Quando si lavavano nelle camere su in alto da Rodriguez non si sentiva più niente per il gorgoglio. La cosa non lo disturbava, parlava da solo più che altro. Non si occupava del battonaggio lui, non era tipo da donne, il suo forte era il gioco, tutti i giochi, nient'altro che i giochi, dalla corsa al trotto di Ascot alla scommessa della mosca sulla teiera con la prima zolletta, e il raid a vela Australia-Londra, e il concorso del primo dente del piccolo ghepardo allo zoo. Tutto. Era nato nel gioco da qualche parte sul Danubio. Aveva sedici anni quando l'avevano bandito da Montecarlo. Nella pensione non toccava mai una carta con noialtri, manco per dire l'avvenire. Era proibito proprio come Mabel. Era un accordo tacito. Barava senza volerlo come lo skunk puzza e il rospo avvelena. Lo scansavamo, Rodriguez. Non lo potevamo vedere. L'avremmo ucciso. Era la sua natura. La sua stessa faccia era ormai soltanto una macchina per infinocchiare, quando ti guardava ne approfittava per lanciare occhiatine in tutti gli angoli, i suoi piccoli meschini pensieri si riflettevano dovunque intorno a te, gli occhi non la smettevano di sfarfallare.

© 2022 éditions gallimard paris

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