da Roma
Certe storie si raccontano più facilmente partendo dalla fine. E quella di Salvo Sottile è una di queste. In questi giorni lex portavoce di Gianfranco Fini sta lavorando allultimo capitolo del suo libro, un resoconto con risvolti romanzeschi delle sue vicissitudini giudiziarie. Vi ha lavorato per la maggior parte del tempo nella sua Sicilia, lontano dal clamore della Capitale, dalla politica onnipervasiva.
La stesura, dal mese scorso, si sarà probabilmente fatta più leggera. Il 20 febbraio, infatti, i pm romani Giancarlo Amato e Maria Cristina Palaia hanno chiesto larchiviazione delle indagini avviate a Potenza da John Henry Woodcock e trasferite a Piazzale Clodio per competenza territoriale. Secondo i magistrati, era infondata lipotesi di concussione sessuale nei confronti della soubrette Elisabetta Gregoraci, fidanzata del team manager Renault Flavio Briatore. Archiviato pure il fascicolo relativo al sistema di raccomandazioni Rai, noto ai rotocalchi come «Vallettopoli».
Ma prima che cosera accaduto? Bisogna risalire al 16 giugno 2006 quando per Sottile furono disposti gli arresti domiciliari. Nellordinanza firmata da Woodcock si rilevava che la «giovane ragazza» sarebbe stata indotta «ad erogare, in più occasioni, prestazioni e favori sessuali di vario genere nei confronti del suddetto Salvo Sottile». E via al florilegio di intercettazioni tra lex portavoce della Farnesina e il vicedirettore Risorse di Viale Mazzini, Giuseppe Sangiovanni, tra lex portavoce e il suo autista.
Corriere della Sera, Repubblica, Stampa: tutti i quotidiani hanno dato conto, sin dalla prima pagina, della vicenda pruriginosa. «Sottile e la showgirl, sesso per un posto un tv», titolava il quotidiano del gruppo Espresso. E che dire della frase «Maria è una bella porcella, una porcella doc» riportata, tra gli altri dal quotidiano di Via Solferino e riferita a Maria Monsé (al secolo Maria La Rosa), aspirante opinionista? E poi di «Valentina, Kimberly, una tale Stella sfottuta perché un po grassa». E non sono stati trascurati i mormorii dei corridoi della Rai: «Forse quelli del centrodestra sono più virili».
Ogni estate, si sa, ha bisogno del suo scandalone giudiziario per appassionare i lettori che vanno al mare. E così, mentre Sottile cercava di spiegare al gip di Potenza, Antonio Iannuzzi, che le sue erano solo vanterie, sui giornali spuntavano le trascrizioni degli interrogatori di Woodcock.
In particolare, quello di Elisabetta Gregoraci, risalente al 12 maggio 2006. Perché alla fine di giugno dello scorso anno la notizia del giorno non erano i primi scricchiolii del neonato governo Prodi, ma capire se lex valletta di Pupo fosse stata o no consenziente nelle sue relazioni. «Io lho fatto, sì, perché mi andava di farlo», rispose la sventurata al Pm potentino, fautore della tesi del baratto carnale. Ma i quotidiani non hanno risparmiato neanche linterrogatorio del funzionario Rai, Lorenzo Di Dieco. «Sicuramente credo una decina le avrà conosciute», disse a Woodcock.
Ma questa era solo la punta delliceberg: a Potenza si indagava anche sui presunti coinvolgimenti di Sottile nella «holding del malaffare» che avrebbe voluto sbloccare politicamente i nullaosta per i videogiochi. Indagine che ha fatto conoscere le patrie galere a Vittorio Emanuele di Savoia. Ma Sottile aveva fatto solo una segnalazione. A Roma, poi, fu ascoltato come persona informata dei fatti nellambito dellinchiesta sul Lazio-gate. La richiesta di scarcerazione, negata a Potenza, il 28 giugno fu accolta a Roma. «Sono più sereno», ebbe a dire qualche giorno dopo Sottile.
Ormai ex portavoce di Gianfranco Fini ed ex capo ufficio stampa di An (ma ancora giornalista al Secolo dItalia), la serenità era lunica cosa da ritrovare. Certo, dopo otto mesi scoprire che si è stati indagati sulla base di una notizia di reato infondata e si è diventati, proprio malgrado, un «personaggio», non deve essere piacevole.
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