Sotto la lente di Moody’s finiscono 21 banche italiane

La lente di Moody’s torna a posarsi sulle banche italiane. Dopo aver rivisto nel maggio scorso l’outlook del nostro sistema creditizio, da stabile a negativo, adesso l’agenzia di valutazione Usa ha deciso di porre sotto osservazione 21 banche per un possibile declassamento, mentre per due (Credito Valtellinese e Popolare di Spoleto) si profila un’eventuale promozione. Nulla di anormale, tuttavia. Piuttosto, un’azione di monitoraggio necessaria «perché l’Italia ha un’economia in recessione e vediamo un aumento delle sofferenze», ha spiegato a Reuters Henry MacNevin senior vice president di Moody’s. E anche in caso di downgrade, l’arretramento sarebbe di un solo scalino rispetto ai livelli attuali.
Tra le banche oggetto di analisi, figurano anche alcune big dello sportello come Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps, Ubi Banca e Banca Popolare di Milano. L’istituto guidato da Alessandro Profumo è stato messo sotto esame per un eventuale taglio del rating sulla solidità finanziaria, ora “C+”. Quanto alla banca di Corrado Passera, rivisto da stabile a negativo l’outlook. Mps rischia invece un abbassamento del rating di solidità finanziaria “D+” e quello sui depositi a lungo termine (“A1”). Per Ubi possibile downgrade sulla solidità finanziaria (ora a “C”). Anche per Bpm possibile declassamento della valutazione sulla solidità finanziaria (ora “C”), così come i rating di emittenza, quello sul debito senior non garantito e sui depositi a lungo termine (“A1”). Nonostante il minacciato downgrade, ieri in Borsa Ubi ha chiuso sostanzialmente in parità, mentre Unicredit ha guadagnato il 4,58%, la Milano il 3,58% e Intesa Sanpaolo l’1,3%. Giù solo il Montepaschi (-2,8%). Lo stesso MacNevin, d’altra parte, ha precisato la diversità italiana rispetto ad altri Paesi dove le azioni sui rating sono state spinte più «da posizioni verso prodotti strutturati o mercato immobiliare come in Spagna. Ciò vuol dire - ha aggiunto il senior vice president di Moody’s - che il rischio è minore di altri Paesi, non vediamo pericoli nascosti».
Mentre Moody’s valuta l’impatto della crisi sulle banche tricolori, Giulio Tremonti ha annunciato «una legge anti-inganno» riferendosi alle manovre di alcuni istituti che di fronte all’eliminazione degli interessi aggiunti sul massimo scoperto avrebbero introdotto delle spese di apertura pratica di fatto equivalenti agli interessi un tempo praticati a chi sforava il fido bancario.
In Europa va intanto in scena lo scontro tra la Commissione Ue e la Gran Bretagna sulla riforma del sistema di supervisione finanziaria. La maggioranza degli Stati membri, tra cui l’Italia, spinge in direzione di un nuovo modello, sulla falsariga di quello adottato mercoledì scorso negli Usa.

Ma Londra si oppone alla creazione del Comitato di supervisione guidato dalla Bce e alle tre autorità di vigilanza su banche, assicurazioni e mercati finanziari. Secondo alcuni diplomatici, la Commissione non intende comunque mettere gli inglesi in un angolo. Probabile dunque che Bruxelles prenda tempo, nel tentativo di trovare un compromesso.

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