di Ferruccio Repetti
Si può dire che, ormai, siano diventati dei veri esperti della funzione «tempi e metodi». Come fossero dirigenti dazienda. Abbigliamento a parte, naturalmente, che ricalca la perfetta divisa dei «punkabbestia». Dunque: questi qua - di professione lavavetri precari senza fissa dimora stradale e dai tratti somatici di evidente etnia rom gitana - decidono di sistemarsi agli incroci semaforici, preferibilmente quelli a più alta intensità di traffico e a più lunga giacenza di luce rossa. Appena si accende lo stop, loro scattano che neanche Usain Bolt alle Olimpiadi, quello che sui 100 metri straccia concorrenti e record mondiali correndo come se facesse una scampagnata. «Non cè scampo, per gli automobilisti bloccati al semaforo» ha denunciato ieri, con un serrato volantinaggio nel centro di Genova, una delegazione della Lega Nord capitanata dal sottosegretario Francesco Belsito. Trovando immediata condivisione da parte dei cittadini. I quali lamentano, in particolare, che i lavavetri, armati di tergicristallo brandìto come una clava, si precipitano sulla macchine dei malcapitati e ne insudiciano invariabilmente parabrezza, cofano e vetri laterali. E alla fine dellopera, sette-otto secondi al massimo, senzaltro meno di Bolt, pretendono pure lobolo. Ma quale obolo? Una vera e propria tangente! Che oltre tutto devessere sostanziosa: mica saccontentano di 10 centesimi, loro. Vogliono, pretendono, esigono ben altro. E minacciano, insultando, se qualcuno osa replicare.
Le donne al volante sono le più esposte, si sentono in condizione di inferiorità e aprono il portafoglio per non subire improperi o peggio. Poi si riaccende il verde, i lavavetri si ritirano soddisfatti ai lati della strada, e aspettano un altro rosso. Sovente la scena si ripete a due passi da un agente della polizia municipale, che non interviene dovendo badare - spiega a chi gli chiede di intervenire - alla fluidità della circolazione. In questo modo per i lavavetri, lavventura continua. Indisturbata. Illegale, ma alla luce del sole e persino in caso di pioggia, agli incroci di quella che, come sostiene il Comune, è la città di «Genova, più bella, più tua». Ma soprattutto «loro». «Basta lavavetri ai semafori!» tuona Belsito. E aggiunge, mentre consegna volantini in piazza Savonarola prima di spostarsi in via Venti Settembre con gli infaticabili Bruno Ferraccioli, Andrea Corrado, Bruno Ravera e altri iscritti e simpatizzanti: «Il sindaco Marta Vincenzi, invece di tutelare le persone-conducenti di veicoli che rifiutano limposizione del servizio di lavavetri e sono per questo minacciati, permette che nomadi, girovaghi, ambulanti spadroneggino ai semafori».
Per questo, in particolare, la Lega Nord Liguria ha effettuato il presidio di ieri, «al fine di sensibilizzare le autorità competenti a intervenire per prevenire e contrastare ogni forma di illegalità», nonchè a garantire - come chiedeva già nellautunno scorso al sindaco il capogruppo del Carroccio in consiglio comunale, Alessio Piana - «adeguate e corrette condizioni di fruibilità della sede stradale e delle aree a uso pubblico». Un diritto dei cittadini che devessere salvaguardato. Anche a costo di rinunciare, da parte di chi amministra la città, alla demagogia del buonismo e alla politica dello struzzo.
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