Sovrintendente, atto primo: Pacor subito accolto dai fischi

Sovrintendente, atto primo: Pacor subito accolto dai fischi

Atto primo: il sovrintendente. Fresco di nomina, Giovanni Pacor sale sulla ribalta del Carlo Felice in duetto con Renzo Fossati, neonato direttore di staff, ruolo new entry nelle tessiture vocali del torrione di Piazza De Ferrari. Da subito si unisce la voce sopranile del sindaco Marta Vincenzi, che tesse gli abbellimenti dello spartito e tra le fioriture introduce il personaggio principale: già alla guida dell'Opera di Atene, violinista, direttore d'orchestra, uomo di teatro. Ma sin dall'ouverture si manifesta un certo imbarazzo che serpeggia tra le file della platea, una Sala Paganini densa di spettatori accorsi a questa «prima» tanto attesa e temuta, tra indiscrezioni e scommesse al fulmicotone: il pubblico rumoreggia, sul palcoscenico per il momento si procede con preamboli e gorgheggi. Ma non può durare. Disguidi tra orchestrazione, perplessità tra i presenti e voce fuori scena: «Questo foglio chi vergò?», inevitabile lo scoppio della bugna, che in effetti è davvero mozartiana: il regista Sergio Maifredi si dissocia ad opera iniziata e i protagonisti si danno all'improvvisazione, tra lo sgomento e l'imbarazzo.
E così Pacor, fazzoletto sulla fronte, dall'assolata Acropoli assaggia il primo caldo di Genova. Che tutto sommato non è male. «Sono totalmente all'oscuro della faccenda»; e il soprano Vincenzi, dal canto suo, attacca un'intensa «aria di tempesta». Insomma, chi ben comincia (sperando che non sia la fine, visto che il Carlo Felice vorrebbe avviarsi con il nuovo consiglio di amministrazione e un sovrintendente al posto del commissario, verso lidi più tranquilli di quelli in cui naviga), come si suol dire, è a metà dell'opera (lirica). Meno male che un colpo di scena - questo del tutto positivo - è la nomina del genovese Fabio Luisi a direttore principale.

Sospiro di sollievo. Qui sì ci vuole il caldo applauso di incoraggiamento. Per il resto, attendiamo fiduciosi il sospirato deus ex machina che risolva «la folle giornata», così, tanto per arrivare illesi al prossimo intervallo.

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