Sanremo - Proceduralmente è una bizzarria, aprire la terza serata del festival con un’artista che dal medesimo è stata esclusa. Moralmente è invece lodevole: ché, se Loredana Berté è stata radiata dalla gara sanremese, non è certo per sua colpa. Così, suona come un risarcimento, il fatto che proprio lei sia stata chiamata a dare il via alla serata, con un’interpretazione davvero da brivido della contestata Musica e parole. Un’interpretazione che ha trovato degno supporto nell’abbinamento con Ivana Spagna, essendo, quella di ieri, la serata dedicata ai duetti. E che duetto: Loredana in versione rock, Ivana in chiave soul, l’una vestita in nero e bianco, l'altra in bianco e nero, la Berté provocatoriamente ammanettata e comunque passionale, furente come la canzone richiede.
Un bene e un male, questo esordio di serata. Un bene per l’emozione che ci ha regalato, un male perché il resto della serata non poteva essere, altrettanto emozionante. Del resto la pratica dei duetti, in un mondo canoro dominato dall’individualismo, è comunque un bel momento di civiltà. E poi non è che i momenti magici siano mancati, in questo défilé di matrimoni collaudati nel tempo, o ricreati per una sera o ancora scaturiti dal nulla. Alla prima categoria appartiene un altro dei momenti alti della serata, quello tra Eugenio Bennato e la sua compagna Pietra Montecorvino: insieme i due reinventano Grande Sud, lui col suo saldo esprit de géometrie, lei con la sua pagana carnalità, entrambi con la loro meridionalità accorata.
Ma ci sono anche matrimoni finiti che, una tantum, si ricompongono, come quello, raffinatissimo, tra Mario Venuti e i Denovo, suo gruppo d’origine. E pazienza se momenti di tale magia non saranno santificati dall’Auditel: la storia della musica non si scrive con le cifre, ma con le emozioni. Sicché ben venga Gal Costa, la grande artista brasiliana che fa volare alto la lieve bossa nova di Sergio Cammariere, e le regala vibrazioni inattese. E ben vengano Paola Turci, voce bellissima, e Marina Rei, percussioni al galoppo, quando rivestono la canzoncina di Max Gazzé di colori che ne mascherano l’evanescenza. Per non dire di Stefano Di Battista il cui sax portentoso innerva d’ulteriore nuovo spessore Il rubacuori, l'amara canzone dei Tiromancino.
Poi c’è Frankie Hi-Nrg abbinato felicemente a Simone Cristicchi, Little Tony curiosamente con i Gipsy King, L’Aura con i Rezophonic e Fabrizio Moro con Stefano Curreri: quanto basta per risarcirci di altre prove meno esaltanti, e magari francamente gratuite come l’abbinata tra Tricarico e il mago Forest, che davvero ci azzecca poco. Non parliamo poi dell’incontro di Zarrillo con Paola e Chiara, di Mietta con i Neri per Caso - bravissimi, certo - e di Cutugno con una pur volonterosa Annalisa Minetti.
Invece non è abbinato a nessuno il piccolo Marc Ju, pianista asiatico di nove anni da qualcuno definito, enfaticamente, «il piccolo Mozart» ma pur sempre a suo agio nel virtuosismo del Volo del calabrone di Rimskij Korsakov.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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