La Spagna non crede alla tregua dell’Eta

La Spagna, quasi unanime, non si fida dell’annuncio venuto ieri dall’Eta di una generica tregua unilaterale - la 12/a dal 1981 - ritenuta «insufficiente» da governo, opposizione e stampa. «Il governo è scettico» ha detto il ministro dell’Interno, Alfredo Perez Rubalcaba, l’uomo che dal 2004 guida la strategia anti-Eta dell’esecutivo del premier socialista Josè Luis Zapatero. «Non ci si può fidare» del comunicato «ambiguo» e «insufficiente» del gruppo armato basco: il governo, ha chiarito Rubalcaba, «non cambierà una virgola alla sua politica contro il terrorismo», non intende riaprire un dialogo con il gruppo armato - dopo le trattative fallite del 2006 - e esige che Eta «rinunci alla violenza, completamente, per sempre». L’asserita interruzione delle «azioni offensive armate» annunciata da Eta è una mossa tattica di una organizzazione «molto debole» dopo i duri colpi subiti in Francia, Spagna e Portogallo, «che non ce la fa piu» e «si ferma per ricostruirsi».

Nel mondo politico spagnolo solo la sinistra abertzale (indipendentista radicale) dei Paesi Baschi, che da mesi chiede a Eta di abbandonare la lotta armata per consentire al movimento di partecipare alle amministrative basche del 2011, ha parlato di un «contributo indiscutibile» verso la pace. Il Partido Popolar, il principale partito di opposizione a Madrid, ha confermato il suo appoggio alla linea repressiva anti-Eta del governo.

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