Spalletti «bacchetta» la nazionale: «Ct indifferenti ai nostri problemi»

Oggi a Reggio, mercoledì ad Atene con gli uomini contati: «Alcuni dei miei azzurri hanno giocato acciaccati: ci vuole più responsabilità»

Marcello Di Dio

da Roma

Allo stadio «Granillo» il 28 agosto del 2005 iniziò la sua avventura con la Roma. Un’avventura che Luciano Spalletti vorrebbe proseguire, sempre che la famiglia Sensi gli offra un progetto serio e a lungo termine. Ma è presto per parlare di futuro, la dirigenza assicura arrivi nel mercato di gennaio e vuole mettersi a un tavolo con il tecnico, arrivando magari a un accordo sul prolungamento del suo contratto, prima di Natale. Lui però pensa ad altro, dice che questa Roma è simpatica perché «ha cambiato qualche atteggiamento in campo e non vuole vantaggi non guadagnati sul campo» e sorride a chi gli chiede se gli piacerebbe essere un allenatore-manager alla Ferguson: «È un atteggiamento giusto dare forza al tecnico, che deve essere in sintonia con presidente e direttore sportivo. Quando farò il direttore di una società metterò in atto questa politica, i calciatori devono sentire l’allenatore come un punto fermo».
Adesso a Spalletti interessa quello che succederà sul campo nelle due trasferte in quattro giorni: oggi a Reggio Calabria, dove quindici mesi fa la Roma portò a casa il successo senza problemi, per difendere il primato in classifica e continuare il finora impeccabile cammino in trasferta (due vittorie a Siena e Parma con sette gol realizzati); mercoledì ad Atene per fare un passo avanti importante verso gli ottavi di Champions League. «Sono due partite che si assomigliano - sottolinea l’allenatore - sia Reggina che Olympiakos sono squadre che hanno carattere e vogliono dare battaglia sui loro campi. Ma i miei hanno imparato a valutare cosa vanno ad affrontare e questo mi dà fiducia».
Il derby con Mazzarri (toscano come lui e con un passato da giocatore all’Empoli più illustre di quello di Spalletti) è insidioso: la Reggina ha il bomber del campionato, il giovane Bianchi già protagonista anche nell’Under 21 e ha ancora il pesante fardello di dieci punti di penalizzazione. In più la Roma si presenta incerottata, visto che gli impegni delle nazionali hanno riconsegnato a Spalletti elementi stanchi e acciaccati. «Durante la pausa eravamo in pochi ad allenarci, anche se sono sempre contento quando i miei vanno in nazionale. Aquilani mi ha detto che prima della seconda partita aveva un dolore alla caviglia, forse ci vorrebbe maggiore responsabilità da parte dei tecnici azzurri perché i calciatori fanno parte di una società. Si gioca troppo, la soluzione potrebbe essere spezzare il campionato in due pause, a dicembre e luglio, e non farne una lunga in estate. Sarebbe meno dispendioso per le società che non dovrebbero avere rose ampie».
Con Aquilani mancheranno anche Panucci, Vucinic e Mexes, mentre tra i convocati Mancini, Taddei e Montella solo il primo verrà schierato dall’inizio a supportare Totti, uno di quelli che si è allenato meglio a Trigoria nei quindici giorni di sosta. E in serie A, dopo la proposta di Maldini, è aperto il dibattito sulla necessità dei ritiri prepartita. Sia Spalletti che Totti sarebbero favorevoli.

Il tecnico li ha già aboliti nella passata stagione per alcune sfide di Coppa Italia, e sarebbe pronto a rifarlo. «Diciamo di volerci ispirare ai campionati esteri per migliorare il nostro, allora facciamo come in Spagna e in Inghilterra dove non esistono», il giudizio del capitano giallorosso.

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