Roma

Spalletti l’esigente: «Noi grandi? Sì, ma solo a metà»

L’allenatore: «Bene il primo tempo mentre abbiamo concesso troppi spazi alla Reggina nella ripresa»

Daniele Petraroli

Sorride la Roma non Cassano. I giallorossi vincono e convincono sullo Stretto mentre il genietto barese è costretto a guardare la partita da spettatore immalinconendosi in panchina. Un risultato rotondo, tre a zero, e primi tre punti nel carniere. In più un gioco brillante. Ripartenze in velocità, occasioni da gol a raffica e soprattutto un affiatamento che alla squadra era completamente mancato lo scorso anno.
Così non può non dirsi soddisfatto a fine gara mister Spalletti alla sua «prima» in giallorosso: «Abbiamo fatto una grande partita su un campo difficile come quello della Reggina. Anche il terreno di gioco, molto pesante, poteva metterci in difficoltà. I ragazzi, invece, si sono fatti trovare pronti alla battaglia. Molto bene soprattutto nel primo tempo». Unica pecca, invece, l’atteggiamento della squadra nella ripresa. «Dopo il secondo gol ci siamo un po’ adagiati e non bisogna farlo. Concedere spazi è un errore che a volte si paga caro. Alcune superficialità in futuro non dovranno assolutamente ripetersi se vogliamo lottare per qualcosa di importante».
Sono piaciuti, in particolar modo, gli esterni Mancini e Taddei, e il recuperato De Rossi, autore del gol ha praticamente chiuso l’incontro a inizio secondo tempo. «È stato molto bravo, così come la difesa - ha continuato l’allenatore -. Totti, poi, è un giocatore fondamentale specialmente quando si prende le sue responsabilità come ha fatto oggi (ieri, ndr). Vogliamo dedicare la vittoria alla famiglia Sensi che sta attraversando un periodo particolare per le non buone condizioni di Franco Sensi». Uno Spalletti decisamente soddisfatto, insomma, secondo cui per avere una rosa quasi perfetta bastano un paio di acquisti: «Servono ancora un portiere e un esterno di fascia per completare la squadra».
Tiene i piedi saldamente a terra Cristian Chivu. «È una vittoria importante ma sicuramente non è stata una partita facile - le parole del difensore romeno -. Dobbiamo continuare così e fare meglio. Soprattutto dopo il secondo gol ci siamo adagiati. Dire di più alla prima partita è difficile».
Tormentone Cassano. Come previsto è rimasto in panchina per l’intero match anche se, verso la fine, ha cominciato a scaldarsi a bordo campo. Il folletto di Bari vecchia sembra sempre di più un separato in casa. Un corpo estraneo in un gruppo che ha ritrovato il gusto di sacrificarsi per arrivare al risultato. «Ho fatto scaldare Antonio nella ripresa - ha spiegato Spalletti - ma non ho ritenuto poi di farlo entrare in campo visto che la partita si era già messa bene per noi. I giocatori sono tutti essenziali allo stesso modo. Cassano gioca se ha i comportamenti giusti, la disponibilità a lavorare con il gruppo, la voglia di vincere. Ma alla fine mi viene da pensare di essere l’unico a volergli bene veramente». Diventano decisivi, dunque, gli ultimi tre giorni di mercato. O va via, ma in giro non sembrano molte le società disposte a fare un’offerta seria alla Roma, o firma il contratto alle stesse cifre di Gilardino col Milan. Nel caso, improbabile ma non impossibile, in cui decida di rimanere per poter andare alla Juventus a parametro zero a giugno, rischia di rimanere praticamente fermo per un anno. E di perdere i Mondiali di Germania.

Dopo la linea dura scelta dalla società anche il ct azzurro Lippi ha deciso di poter fare a meno di lui non convocandolo per le prossime, decisive, partite della Nazionale.

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