Roma - La Roma è arrivata alle 17 al Flaminio, dentro circa diecimila tifosi, i cori contro Cristian Chivu sono partiti subito, numerosi e rumorosi. Ancora cori contro il romeno prima che iniziasse il torello, poi improvvisamente fischi a chi lo stava contestando, ma quelli contro restavano la maggioranza. Dopo 40 minuti di partitella neri contro gialli, mentre una parte dei tifosi accendeva dei fumogeni per festeggiare il ritorno sul prato dei loro giocatori, un’altra ancora non si era dimenticata di insultare Chivu.
È andata così, come ognuno si poteva facilmente immaginare, l’affare Chivu è un’epidemia che non consente posizioni neutre, o di qui o di là, e giovedì la Roma vorrebbe festeggiare i suoi ottant’anni senza ombre. Questo sarebbe il desiderio di Rosella Sensi, ma senza sacrifici o passi indietro, è una questione di principio, l’offerta spagnola era di 18 milioni, e adesso 18 lei li vuole tutti da Moratti. Non bastasse, al termine dell’allenamento Luciano Spalletti è intervenuto sull’argomento con una dichiarazione che getta nuove insidie sull’affare: «Mi spiace per i fischi a Chivu - ha detto il tecnico -, professionista serio che non merita questa contestazione. Ma vorrei avvisare la Roma che nel caso di cessione del romeno, pretendo due acquisti, perchè Chivu è in grado di coprire due ruoli, esterno basso e centrale difensivo».
Anche chi non ha seguito tutta l’estenuante trattativa può rendersi conto che il premio a chi riesce a complicare meglio l’affare sia di difficile attribuzione. Ognuno ha le sue buone ragioni per pretendere e non cedere, Joan e Victor Becali sono a Bucarest, Massimo Moratti è a Milano, Rosella Sensi a Roma, questa stucchevole trattativa per tutti ha un solo inevitabile esito, ma intanto ristagna e inizia a puzzare. Si è sussurrato anche di una disponibilità estrema del calciatore che sarebbe pronto a rinunciare a parte del suo ingaggio per consentire all’Inter di risparmiare quel paio di milioni di euro che alzerebbero l’offerta da 14 a 16, ma il suo entourage risponde che non sarebbe giusto, che Cristian sta prendendo badilate di insulti che non merita, di lasciarlo in pace. Eppure è una evidente questione di soldi, anche se a tutti dà fastidio ridurla a questo. Una cosa è certa: Moratti non alzerà di un cent l’offerta.
È il mercato delle questioni di principio, pochi soldi e ancor meno idee spacciate per dogmi imprescindibili. Anche il Parma ora fa l’offeso e dichiara che Giuseppe Rossi non interessa al club. L’attaccante del Manchester Utd è sul mercato, prezzo 10milioni di euro come ha dichiarato il suo agente Federico Pastorello, ma offerte concrete non ne sono arrivate, neppure dal Napoli. Forse le precedenti esperienze di Adriano e Gilardino, fenomenali quando si trovavano soli al centro dell’attacco del Parma, ma impacciati quando hanno dovuto rientrare in precisi schemi offensivi, hanno fatto scuola. Anche con Fabio Cannavaro è una questione di principio, la Juve non vuole il capitano della nazionale campione del mondo che lasciò la squadra in serie B. Fabio Cannavaro è pronto a ridursi lo stipendio pur di tornare alla Juventus che piuttosto è disposta all’azzardo Giorgio Chiellini. Poi ci sarebbe anche il clamoroso caso Calderon, il presidente del Real che promise ai tifosi Kakà nel giorno delle sue elezioni e ancora adesso ripete che lui è uomo di parola: ieri Marca scriveva di un’offerta di 104 milioni di euro al Milan.
Intanto a Barcellona Frank Rijkaard è alla ricerca della pietra filosofale per far convivere i quattro cavalieri: «È possibile far giocare assieme Messi, Eto’o, Ronaldinho e Henry. Devo solo studiare la cosa».
Al Milan comunque tutto questo non interessa più, non è neppure una questione di principio, i quattro assi sono stati dichiarati incedibili da Laporta, questa è proprio solo e soltanto una questione di denaro, senza altre ipocrisie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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