Rimini La divisa lha lasciata appesa nellarmadio, in perfetto ordine. Ma non lha più indossata. Nella «sua» caserma della Guardia di finanza, dove era considerato il maresciallo «irreprensibile», lo hanno atteso invano. Nessuna telefonata, nessuna scusa per dire «oggi non posso venire».
Cosimo Celeste, 35 anni, in forza al Comando provinciale delle Fiamme gialle di Rimini, quando è scattato lallarme era gia morto. Suicida dopo essersi trasformato da uomo di legge in assassino. Senza un perché apparente. Vittime la sua giovane e bella moglie ucraina, Svetlana Neizvestva, 32 anni, e la madre sessantenne di lei, ospite della coppia da circa un mese. Era venuta in Italia per vedere la figlia.
I corpi di tutti e tre sono stati trovati riversi sul letto, in un bagno di sangue, nella casa di Vergiano, lungo la provinciale Marecchiese, nel complesso residenziale del Borgo dei Ciliegi. La tragedia si è probabilmente consumata laltro ieri, almeno stando al racconto di una vicina che ricorda di aver sentito nel pomeriggio di lunedì «tre forti detonazioni». Solo non aveva capito da dove provenissero, poi nel palazzo era tornata la quiete. Un silenzio di morte, stavolta. Secondo una prima ricostruzione degli uomini della squadra Mobile il sottufficiale, originario dellAquila, ha sparato utilizzando la sua pistola dordinanza, una Beretta calibro 9 parabellum. Tre colpi, tutti alla testa: il primo contro Svetlana, il secondo contro la suocera quindi, dopo essersi rivolto larma alla tempia, ha fatto fuoco per lultima volta. Lallarme è scattato soltanto ieri mattina, lanciato dai colleghi del militare insospettiti dalla inusuale sua assenza al lavoro.
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