Cronaca locale

Spazzatura in strada, in centro è allarme rifiuti

A Milano sempre più cumuli di immondizia, cestini come discariche. I netturbini: "Troppa tolleranza nella zone della movida". L'ex assessore Cadeo: "Con Pisapia Amsa ha smesso di pensare ai milanesi". Guarda la gallery

Spazzatura in strada, in centro è allarme rifiuti

Prima erano le bottiglie di birra, i bicchieri vuoti e i rimasugli di una lunga notte di movida selvaggia, adesso è tutta quanta la città a soffrire l’emergenza rifiuti. «Milano come Napoli», azzardano alcuni cittadini. Il fatto è che, passeggiando per le vie dei centro storico, saltano subito all’occhio i cestini che strabordano di immondizia. Agli angoli delle strade si accumulano sacchi grigi colmi di rifiuti: gli operatori ecologici non fanno in tempo a smaltirli che ne compaiono subito di nuovi. «L’attenzione che mettiamo nel nostro lavoro è sempre la stessa – spiega un netturbino che preferisce rimanere anonimo – la situazione è peggiorata da quando Giuliano Pisapia ha vinto le elezioni, l’amministrazione è molto più tollerante nelle aree dove c’è la movida o dove vivono rom e senza tetto».

Basta fare un giro per la città per capire che la situazione è tutt’altro che serena. Da corso Sempione a via Pasubio, da via Dante al Parco Sud. Le prime avvisaglie del «vento che cambia» sono arrivate dal quartiere Affori. Numerosi i residenti che hanno lamentato che i rifiuti vengono portati via in ritardo al punto che rimangono accumulati lungo i marciapiedi anche per tre giorni. In realtà, dall’Amsa fanno sapere che, in base ai dati del 2010 confermati anche per quest’anno, vengono effettuate circa 265mila vuotature di cestini alla settimana, sette giorni su sette. «Nelle aree più sensibili – assicurano dal quartier generale – facciamo anche più passaggi al giorno». Eppure le fotografie che pubblichiamo parlano chiaro: i rifiuti accumulati a ridosso dei cestini sono all’ordine del giorno e l’impegno di Amsa di «sostituire i cestini da 35 litri con quelli da cento» appare (quasi) inutile. In Porta Volta un campo di rom abusivo ha trasformato l’intera area in una discarica a cielo aperto, largo Corsia dei Servi e via Vittorio Veneto sono soggetti alle scorribande dei senza tetto, mentre i parchi vengono usati per liberarsi di materiale edile, elettrodomestici e mobili. «Noi di Amsa – assicura il netturbino – ce la mettiamo tutta, ma gli interventi straordinari sono un costo sia come risorse economiche sia come personale». Un costo che adesso la società sembra non riuscire più a sostenere.

«È diminuito il servizio alla cura della città». Maurizio Cadeo, ex assessore all’Arredo urbano, non usa mezzi termini. «Pisapia si è accontentato di mettere in Amsa un presidente senza facciata, così dopo che A2A ha vinto il contratto con la municipalizzata, i membri del cda hanno smesso di pensare il bene della città». L’ex assessore lamenta un’assenza di strategia. Mancanza che sembra gravare su Amsa dopo l’addio del direttore generale Salvatore Cappello. «Il vero problema – spiega il leghista Alessandro Morelli – è che gli operatori ecologici non riescono più a far fronte a questa emergenza». E così il capoluogo lombardo assomiglia sempre più alla Napoli amministrata dal sindaco Rosa Russo Iervolino. Colpa anche dell’inciviltà di molti cittadini che anziché fare la differenziata preferiscono buttare i propri rifiuti nei cestini stradali. Non a caso, a fronte di città del Bresciano e del Mantovano che vantano la nomea di comuni «ricicloni» con percentuali che superano il 70%, Milano si ferma poco sopra il 34% (dato al 2009).

Una percentuale ancora lontana dalla soglia minima (50% di differenziata per i Comuni sopra i 10mila abitanti) richiesta da Legambiente Lombardia per entrare nel club dei virtuosi. «La gente trova più comodo buttare la pattumiera per strada – spiegano da Amsa – è «una brutta abitudine che continua a crescere». Il problema resta: vuoi per la presenza di nomadi o di senza tetto, vuoi per la maleducazione dei milanesi, la città risulta più sporca.

Il centro storico, vetrina per i turisti, rischia di diventare un bruttissimo biglietto da visita.

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