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Speciale rifiuta la nomina-beffa «Violentato da questo regime»

«Non accetto la Corte dei conti, vado in pensione» La Procura di Roma acquisisce le lettere con Visco

Speciale rifiuta la nomina-beffa «Violentato da questo regime»

All’ultimo affronto ha detto di no. Non va alla Corte dei conti ma in pensione anticipata. Siciliano d’un pezzo Roberto Speciale, messo alla porta dal governo Prodi per aver denunciato indebite ingerenze patite da Vincenzo Visco, non si accontenta del posticino vacante da giudice contabile. Non c’è prezzo, fa sapere, che possa pagare l’affronto subito. E poi la mossa che spiazza i politici abituati a tenersi la poltrona, cadrega o sgabello che sia. «Vado in pensione anticipata nonostante il mio incarico scadesse nel marzo 2008». E poi le accuse sul suo avvicendamento: «Mi sento violentato da questa scelta del governo», «è un attentato alla Costituzione. Non voglio che nessun italiano possa pensare che io resti abbarbicato alla poltrona». Per ripetere poi quanto raccolto dal Giornale già nel fine settimana: «Non mi è stato dato nemmeno l’onore delle armi. Non mi fanno partecipare alla festa del Corpo il 21 giugno». E, infatti, saputo che la decorrenza dell’addio alle Fiamme Gialle sarebbe stata pressoché immediata, Speciale è andato su tutte le furie: «Non mi fanno nemmeno partecipare alla festa del Corpo. Ma lo sanno cosa vuol dire per chi indossa una divisa da tutta la vita?».
Detto questo Speciale non vuole far precipitare la situazione: «Me ne vado come sono arrivato - aggiunge al Giornale - e proprio per questo ho deciso che non farò ricorso al Tar. Si innesterebbero critiche e scontri andando a riflettersi su tutti i militari della Guardia di finanza ai quali mi stringo in un lungo abbraccio». Ancora. A riferire le parole di Speciale è il senatore Sergio De Gregorio, presidente della commissione Difesa: «Sono un soldato, obbedisco ma voglio la libertà - riferisce De Gregorio -. E poi guardiamo al caso del direttore dell’Ansa Pierluigi Magnaschi che ha detto di esser stato licenziato per aver pubblicato le indiscrezioni su questa vicenda. Se si tacita la stampa e si mette sotto i piedi la Guardia di finanza non è forse un attentato alla Costituzione? Non è forse un regime quello che gioca ad asservire le istituzioni? Io sono la prova provata che da domani un alto ufficiale o fa come dicono questi signori o ritorna a casa. Che cosa dobbiamo vedere di più, i gulag?».
Speciale preferisce quindi salire in tribuna. E osservare quanto accade. A iniziare dall’inchiesta che sta conducendo la Procura di Roma. Il procuratore capo a inizio settimana scorsa aveva sentito sia il collega Mario Blandini a Milano sia il capo dei pm militari Antonino Intelisano. Anticipando la richiesta formale di acquisizione atti. Che puntualmente è arrivata. Ma, secondo quanto è in grado di ricostruire Il Giornale analoga richiesta di tutto il carteggio è giunta anche al comando generale della Guardia di finanza. La Procura ha infatti disposto di acquisire tutte le lettere, pubblicate su queste colonne, tra Roberto Speciale e i diversi interlocutori che nel luglio scorso giocarono un ruolo significativo nella vicenda. A iniziare dagli allarmi del procuratore capo di Milano Manlio Minale che chiedeva lumi sugli improvvisi trasferimenti dal capoluogo lombardo. La scelta di piazzale Clodio anticipa la seconda mossa. Ovvero convocare i principali protagonisti di questa brutta pagina patita dalla Guardia di finanza. A iniziare magari proprio dai testimoni delle minacce denunciate da Vincenzo Visco. Due ufficiali che sentirono le parole urlate dal viceministro nella cornetta. Le deposizioni dovrebbero essere raccolte già in settimana con convocazioni da notificare nel massimo riserbo. La Procura vuole infatti evitare, giustamente, strumentalizzazioni della vicenda. Preferisce accertare i fatti lontano dai riflettori. Il procedimento, almeno per il momento, rimane contro ignoti e senza ipotesi di reato. Ma leggendo il verbale del 17 luglio di Speciale e quelli degli altri generali, Pappa, Spaziante e Favaro, che suffragarono le parole del numero uno, il procedimento potrebbe subire un rapido mutamento.
gianluigi.

nuzzi@ilgiornale.it

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