«Spegnere la fiamma cinese per il Tibet»

Muscardini ha incontrato Sarkozy: «I diritti umani hanno la precedenza»

L’hanno spenta ma scotta ancora, la fiamma di Pechino. Il simbolo dei giochi olimpici più tormentati degli ultimi decenni ha appena lasciato Parigi per gli Usa, dove troverà un’accoglienza altrettanto decisa degli attivisti pro-Tibet e dei contestatori del regime cinese.
Proprio a Parigi, ieri, Cristiana Muscardini, parlamentare europea e vicepresidente della commissione Commercio internazionale, ha incontrato il presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy, che sulla repressione dei diritti civili dei tibetani ha preso una posizione molto risoluta.
L’incontro è durato circa mezz’ora, ed ha toccato anche il tema delle proteste contro i giochi 2008: «La volontà di spegnere la fiamma olimpica - ha detto la Muscardini - è il segno che non si può tollerare che si spengano vita umane nel Tibet. Mai come oggi quel fuoco e quella luce sono simboli di vita, e in Cina si stanno spegnendo a poco a poco moltissime vite di monaci tibetani, togliendo luce ai diritti della libertà. Serve più che mai un impegno per la difesa dei diritti e per la difesa della libertà».
Le esitazioni di molti Paesi dipendono dal potere geopolitico ed economico del gigante cinese: «Certo - ha riconosciuto la parlamentare di An - il mercato cinese si lega a interessi economici importanti, e forse è per questo che non si ha il coraggio di intervenire in maniera decisa in tutto l’Occidente. Ora però è il momento di dare priorità agli esseri umani e alla difesa della libertà: se la repressione continua, si deve avere il coraggio di mettere in discussione le Olimpiadi a Pechino».
«Con Sarkozy - ha riferito dopo il colloquio la Muscardini responsabile Politiche comunitarie di An - abbiamo parlato di immigrazione, terrorismo e sicurezza, cambiamenti climatici e politiche agricole.

Abbiamo convenuto sulla necessità di politiche capaci di ridare un’anima all’Europa, e di coniugare gli interessi dell’Ue con quelli dell’Unione mediterranea, e di scelte in grado di arrestare il riscaldamento globale».

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