La sanità regionale rischia di diventare per Piero Marrazzo la classica buccia di banana sulla quale scivolare e finire rovinosamente col sedere a terra. Senza più poltrona, insomma. E che non sia un momento facile per lui, in vista della riconferma alla carica di governatore del Lazio alle prossime elezioni della primavera del 2010, sono in molti a pensarlo. Il centrosinistra non appare convinto pienamente dellappoggio e attende il congresso nazionale del Pd per capirci di più e meglio; dallaltra parte il PdL sta cercando di contrapporre una figura forte che arrivi dalla società civile proprio come lui. Tutto questo mentre allorizzonte si profila un nemico in più: le piccole e medie imprese del settore sanitario.
È lo stesso presidente di Federlazio, Maurizio Flammini, a dar fare fuoco alle polveri, tornando con una precisazione sullargomento Sanità già toccato giorni fa nellambito della presentazione della congiuntura semestrale delle aziende laziali. «Lincidenza della spesa sanitaria nel Lazio - ha tenuto a ribadire il numero uno di Federlazio - si attesta intorno al 70 per cento (69 nella pluriennale 2010 e 71nella pluriennale 2011). Una percentuale elevata che giustamente deve stimolare un'attenta riflessione su come vadano destinate le risorse, in particolar modo su come raggiungere lequilibrio fra lesigenza di tutela della salute del cittadino e la corretta dimensione economico-finanziaria dell'utilizzo di denaro pubblico».
Cosa chiedono in sostanza gli imprenditori della sanità laziale? Una più giusta e corretta allocazione delle risorse, una migliore razionalizzazione delle spese. Il problema è che non convince il criterio, come ad esempio quello di voler recuperare il grosso della componente privata che pesa neanche il 20 per cento rispetto a quella pubblica così come previsto dal Piano di Rientro della Giunta Marrazzo. «In effetti, a vantaggio dei cittadini - precisa Flammini - riteniamo che vada privilegiato il criterio della qualità delle prestazioni rispetto a qualsiasi altro elemento di giudizio. Le scelte impostate dalla Regione Lazio sul Piano di Rientro ci lasciano molti dubbi e vorremmo essere molto più coinvolti di quanto in effetti accada, nella definizione degli obiettivi da privilegiare. La pausa di riflessione che la Regione Lazio ha ritenuto di effettuare relativamente al piano dei tagli è senzaltro benvenuta ma deve essere utilizzata per scegliere obiettivi che vadano realmente a vantaggio dei cittadini senza altresì togliere risorse al settore privato che offre servizi molto qualificati e a costi estremamente competitivi».
Quindi, sì ai «tagli» ma non indiscriminati e soprattutto no a quelli di qualità.
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