da Roma
Il tasso di abbandono scolastico è il più alto fra i trenta Paesi membri, la percentuale dei laureati più bassa che in Cile, gli insegnanti numerosi e mal pagati. Il rapporto annuale sullistruzione elaborato dallOcse è impietoso nei confronti della scuola italiana e salva solamente gli investimenti negli asili e nelle scuole elementari. Dati che per il ministro dellIstruzione Mariastella Gelmini confermano lanalisi da lei fatta qualche giorno fa, in occasione della presentazione della sua riforma scolastica, e che la spingono a dire: «Dobbiamo investire nella qualità della scuola, ma non è aumentando il numero delle ore o di risorse che si migliora la qualità».
I problemi della scuola italiana, insomma, sono passati sotto la lente dingrandimento dellOrganizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico. I laureati sono pochissimi per ogni fascia detà: 17% per la fascia 25-34 contro il 33% della media Ocse, 9% per quella 55-64 anni contro il 19%. Poi laltra questione: «Nel settore dellistruzione secondaria lItalia spende molto denaro. Paga però molti professori dando loro uno stipendio molto basso», ha detto Andreas Schleicher, responsabile delle ricerche sullistruzione dellOcse. Per ogni alunno il nostro Paese spende 6.835 dollari contro i 6.252 di media.
Situazione ben diversa invece alluniversità, dove in media i paesi Ocse spendono 11.512 dollari per ogni studente mentre lItalia ne investe solo 8.026. E se oggi, da un lato, solo il 19% dei 25-34enni italiani possono vantare un diploma di laurea - dato ben distante dal 33% della media Ocse - dallaltro il tasso di laurea dei nuovi studenti è passato dal 17% del 2000 al 39% del 2006. Un risultato importante legato alla possibilità di scegliere la laurea breve e concludere gli studi in tre anni. Ben pochi però arrivano a discutere la tesi: solo il 45% degli iscritti - a fronte di una media Ocse del 69%.
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