«Spesso ci ordinano di passare col rosso»

Stefania Scarpa

«Spesso dalla centrale operativa ci viene detto di superare il segnale rosso e di proseguire. Ci viene detto però di procedere con cautela, “a vista”, o perché si è verificato un guasto o perché c’è un treno troppo vicino al nostro». È l’atto di accusa di alcuni macchinisti della linea A della metropolitana di Roma che, al contrario di quello che si è portati a pensare, quando si trovano un semaforo rosso non sempre si fermano: «Chiamiamo in centrale - confessano - e chiediamo cosa dobbiamo fare».
Ma sono tante le accuse dei colleghi di Tomei, il macchinista del convoglio che ieri ha tamponato quello fermo. A gettare delle ombre davvero inquietanti sulla sicurezza di un mezzo che ogni giorno è utilizzato da centinaia di migliaia di persone. Sotto accusa sono anche le nuove vetture. «Nei vecchi treni la frenata dava più sicurezza a chi guidava», denunciano i macchinisti più anziani, che mettono sul banco degli accusati l’efficienza dei treni spagnoli della Caf acquistati dalla società Met.Ro. Convogli a bordo dei quali «chi conduce il treno deve mantenere un livello di attenzione ben superiore al normale», spiegano gli addetti ai lavori. E se i nuovi freni «costringono ad un surplus di concentrazione questa viene vanificata dai troppi straordinari ai quali siamo costretti per far fronte all’aumento di servizio». Un eccesso, secondo molti macchinisti, che «tocca anche le 100 ore mensili vista la carenza di personale».
Ma secondo i macchinisti il problema è anche quello di una linea intasata e obsoleta. «I cittadini - si lamentano i macchinisti - ci chiedono sempre più treni, ma la linea A è intasata, paurosamente intasata». I colleghi di Tomei parlano della linea A come di «un’autostrada dove si sta perennemente in colonna e le distanze tra un treno e l’altro non sono garantite». Basti pensare - fanno notare gli addetti ai lavori - che sulla A circolano contemporaneamente 33 treni, prima erano 29 e a causa dell’intasamento e del traffico intenso, si accumulano ritardi anche fino a un’ora. Tutto ciò porta a una soppressione di circa 70 corse al giorno e causa uno stress psicofisico a noi macchinisti che non sempre riusciamo a camminare come dovremmo».
Una linea, come si diceva, intasata ma anche vecchia. E quindi soggetta a «guasti quotidiani. Dal 9 al 16 ottobre - spiegano alcuni macchinisti - ci sono stati circa 40 guasti. Guasti che hanno riguardato anche convogli nuovi della Caf». Problemi acuiti da molti mesi dai «lavori di ammodernamento in corso da qualche mese su tutta la linea A», in particolar modo «alla stazione Manzoni, attualmente chiusa proprio per gli interventi di adeguamento».

E alcuni colleghi di Tomei si sono fatti un’idea ben precisa di quello che sarebbe accaduto ieri sotto la stazione Vittorio: «Potrebbe essere stato un tipico incidente da cantiere: così noi chiamiamo quegli incidenti che si verificano quando si cerca di garantire il servizio in concomitanza con l’apertura di un cantiere».

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