Cultura e Spettacoli

Il giallo delle ultime ore. Forse Pino Daniele si poteva salvare

Polemiche sui soccorsi. Dopo il malore a Orbetello, il cantante manda indietro l'ambulanza e corre in auto a un ospedale romano. Il decesso nel tragitto. Il cardiologo: "Sintomi atipici"

Il giallo delle ultime ore. Forse Pino Daniele si poteva salvare

«La vita di Pino Daniele era appesa a un filo e lui lo sapeva bene. Ogni giorno era un giorno di vita in più guadagnato. Purtroppo la fine era nell'evoluzione stessa della malattia», dice laconicamente Achille Gaspardone, cardiologo di fiducia dell'artista napoletano morto domenica notte, a 59 anni, per un infarto. E il dolore per la scomparsa di un grande bluesman e di un grande uomo di spettacolo si acuisce per le circostanze in cui è maturata. Una piccola odissea, un vero giallo che alimenta già un fiume di polemiche. Forse, nonostante le sue condizioni, Pino Daniele poteva essere salvato.

Il chitarrista - reduce dall'apparizione tv per il Capodanno di Raiuno - si è sentito male nel suo casale in Maremma, in un luogo estremamente isolato tra Magliano e Orbetello, in provincia di Grosseto. I sintomi del malore «erano molto atipici» rispetto a quelli soliti di un infarto, e dalla casa di Daniele sarebbero stati chiamati i soccorsi alle 21.15 circa. La Asl di Grosseto ha inviato un'ambulanza, arrivata nella zona dopo dieci minuti. Non trovando il posto, gli infermieri avrebbero telefonato alla famiglia per chiedere particolari sull'indirizzo. A quel punto da casa Daniele è arrivato l'invito a lasciar perdere l'intervento, perché il cantante avrebbe preferito andare a Roma coi suoi mezzi, per farsi visitare all'Ospedale S. Eugenio di Roma, dal dottor Gaspardone. Se l'ambulanza avesse raggiunto il casale, avrebbe avuto l'obbligo, per legge, di portare il paziente all'ospedale più vicino. Invece è stata fermata prima, e quindi partenza per un viaggio di 167 chilometri in condizioni che necessitavano l'intervento urgente dei sanitari. Pino Daniele veniva da una famiglia di cardiopatici, aveva subito infarti e portava diversi bypass, una visita all'ospedale di Grosseto avrebbe quasi certamente potuto salvargli la vita. È ciò che sostiene il fratello Carmine. «Il primo intoppo è stato non fermarsi all'ospedale di Grosseto. Poteva salvarsi», ha detto uscendo dall'obitorio.

Ed è proprio su questa «non fermata» a Grosseto che la morte di Pino si tinge di giallo... È stata una sua decisione quella di intraprendere un viaggio disperato (con il suo autista) verso Roma oppure, come sostiene il dottor Gaspardone - in contraddizione con la dichiarazione della Asl di Grosseto - i soccorsi hanno tardato? «Dopo mezz'ora dalla chiamata l'ambulanza non era ancora arrivata» specifica Gaspardone che comunque sottolinea: «è stata una espressa volontà di Pino Daniele quella di farsi portare a Roma, al S. Eugenio». La telefonata al 118 per i soccorsi è stata registrata alle 21.15 e l'intervento è stato chiuso alle 21.31, quando l'ambulanza ha comunicato il rientro alla centrale «avendo avuto comunicazione che il paziente stava andando a Roma».

Durante il tragitto, anche un colpo di sfortuna; una ruota bucata che ha rallentato il viaggio. C'era bisogno di intervenire, di fare una coronarografia, o forse di cambiare i bypass, di intervenire con gli stents. Insomma si sa che con il cuore i soccorsi immediati sono fondamentali e anche un piccolo ritardo può essere fatale. Può darsi che Pino Daniele all'inizio abbia sottovalutato il malore (dato che la sintomatologia era «atipica»), può darsi che abbia voluto giocare il tutto per tutto per rifugiarsi dal suo medico di fiducia. Anche sul momento della morte le dichiarazioni non coincidono. Le prime notizie parlavano di un Pino Daniele arrivato a Roma in condizioni disperate: «Quando è arrivato la situazione era talmente grave - dice Carlo Saitto, direttore generale dell'Asl di Roma - che subito è stato sottoposto a rianimazione cardiorespiratoria, purtroppo però dopo pochi minuti si è constatato il decesso». Il dottor Gaspardone invece sostiene che Daniele sia morto in auto e arrivato già cadavere a destinazione. «Sono state fatte tutte le manovre di rianimazione ma Pino Daniele era già morto», hanno dichiarato i medici. Tutti misteri che riportano a un solo interrogativo: poteva essere salvato Pino Daniele? Perché non ha voluto affidarsi alle cure dell'ospedale più vicino? Perché un cardiopatico attento come lui avrebbe sfidato la sorte? In attesa di risposte i funerali si svolgeranno domani a Roma al Santuario della Madonna del Divino Amore. Li ha annunciati la figlia del cantautore, Sara, 18 anni, (dopo aver postato su Instagram: «ora suoni la chitarra lassù»), «perché noi figli abitiamo a Roma». La decisione ha deluso i napoletani e soprattutto i fratelli di Daniele che hanno dichiarato: «A Napoli era tutto pronto ma rispettiamo la volontà dei figli e di Pino, che non amava le passerelle». Mentre un gruppo di fan ha aperto la pagina Facebook «Vogliamo i funerali di Pino a Napoli», che però l'artista aveva abbandonato da tempo, decidendo di vivere a Roma e di farsi seppellire in Maremma, a Talamone, nei pressi del casale dove aveva costruito il locale dei suoi sogni, il Tuscany Bay.

Napoli, in lutto cittadino, comunque ospiterà le ceneri dell'artista, per celebrarlo al Maschio Angioino.

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