Mauro Di Francesco: "Soldi e gioventù buttati, rinasco con Abatantuono"

Mauro Di Francesco debutta a teatro in una commedia diretta dall’amico Diego: "Ho recitato Shakespeare e Cechov ma la comicità mi ha reso famoso"

Mauro Di Francesco: "Soldi e gioventù buttati, rinasco con Abatantuono"

«Stavolta non sbaglio più... ho fatto tante stupidate nella mia vita. Ho avuto dalla mia i mezzi, la simpatia, la bellezza e ho gettato via tutto. Poi mi sono dedicato ai miei mille interessi, la scrittura, la pittura e ho ricuperato i valori della famiglia. Ora sono pronto a stupirvi di nuovo». Parola di Mauro Di Francesco, meglio noto come Maurino, che con un palmares di 61 film comici e una vita in teatro, torna giovedì al Teatro Manzoni di Milano con Vengo a prenderti stasera, commedia brillante di Lorenzo Beccati (tratta dal suo romanzo La morte dei comici) in coppia con Nini Salerno e con il debutto alla regia di Diego Abatantuono.

Si riforma una coppia storica del Derby.

«Diego all'inizio mi faceva aprire i suoi spettacoli al Derby. È un vero creativo e ho pensato subito a lui per la regia dello spettacolo. Originariamente Paolo Villaggio mi ha chiamato per questo progetto, ma poi le nostre strade si sono divise, come spesso succede, e io ho proseguito grazie alla produzione di Ruggeri che ha creduto in me».

Adesso al suo fianco c'è Nini Salerno.

«Lui è molto tecnico, io sono istintivo. Teatralmente è una alchimia che funziona molto bene».

Cosa racconta la commedia?

«La storia brillante di un attore che vuole entrare nel paradiso dei comici, ma non voglio svelare di più. È una commedia brillante alla Neil Simon con scenografie che incrociano Ronconi e Strehler. Bisogna vederla per gustarla».

Tutti la conoscono più che altro per i suoi ruoli comici in film quali Sapore di mare.

«Ho cominciato a recitare a 6 anni e ho interpretato di tutto, da Pirandello a Cechov. Strehler mi ha fatto fare il ruolo del Principe di Galles nel Gioco dei potenti di Shakespeare. Avevo 16 anni e Strehler mi ha fatto entrare di prepotenza, anche se non avevo l'età, all'Accademia del Piccolo Teatro perché, diceva, non si può recitare Shakespeare con l'accento milanese».

Quell'accento che le ha portato fortuna al cinema.

«Fortuna, certo, però in molti dei film di cui ero protagonista il mio nome è stato poco pubblicizzato anche se erano mie le battute che facevano ridere, o le frasi tormentone che tutti riprendevano tipo “che libidine”».

Furono film molto criticati per il loro disimpegno ma superpremiati al botteghino.

«I produttori hanno fatto miliardi e sbancato il box office».

Come mai ha smesso col cinema?

«Puro cashmere non andò molto bene. Fu mal distribuito e uscì a fine luglio e io feci l'errore di non firmare in anticipo i contratti per i film successivi. Così rimasi fermo ad aspettare il lavoro, gli amici mi chiamavano il maledetto dello spettacolo».

Anche la tv per un certo periodo le ha portato bene.

«Con Abatantuono e Giorgio Faletti inaugurammo le trasmissioni di Telemilano con i programma Gol, ma ero partito dalla Rai con ruoli drammatici. Ad esempio ho girato l'unica commedia con Tomas Milian appena uscito dall'Actor's Studio, L'uomo di Tennessee Williams, per la regia di Vittorio Cottafavi, e ho lavorato con Fenoglio, Majamo e tanti altri grandi registi.

Ragazzino prodigio insomma.

«Estroverso e incosciente. A 7 anni salii sul palco del Teatro dell'Arte, dove il Mago Zurlì trasmetteva un programma per la Rai, gli presi il microfono e non lo mollai più tanto che mi disse: guarda che qui sono io il conduttore».

La stessa incoscienza che l'ha portata ad essere una colonna del Derby.

«Ho avuto maestri come Jannacci, Fo, Cochi e Renato, Beppe Viola e al fianco gli amici con cui abbiamo formato il Gruppo Repellente: Diego, Boldi, Faletti, Porcaro».

Perché è passato al comico, rendeva di più?

«Fu Marcello Marchesi a convincermi di essere un attore brillante. Con lui alla Rai da ragazzo feci show importanti come Il signore di mezza età in cui tra l'altro facevo degli sketch con Walter Chiari in cui interpretavo la sua coscienza».

E della tv di oggi che cosa pensa?

«Che se mi facessero fare un programma sarebbe meglio».

Cosa le piacerebbe fare?

«Una fiction oppure condurre qualcosa, ma per la conduzione forse sono troppo vecchio...».

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