Luca Abete racconta del suo passato, degli inizi della sua carriera da animatore nei matrimoni. L’inviato di Striscia La Notizia rivela come non abbia mai smesso di sentirsi clown e di utilizzare la propria autoironia per trasmettere valori.
Sono giorni particolari per il mondo. Come li sta vivendo?
“Il Covid sembrava essere l’incubo che non finiva mai. Adesso andiamo ad aggiungerci altre apprensioni, che mi auguro terminino presto. Siamo di fronte a qualcosa di inimmaginabile, ingiustificabile. Tutti dovremmo riappropriarci un attimo della capacità di confrontarci e di capire quanto il bene comune possa passare dalle singole azioni di ognuno di noi”.
Come ha vissuto i giorni della pandemia e del lockdown?
“Il lockdown è stato incredibile, uno dei momenti più stravolgenti per la collettività. Ho trascorso quei giorni in casa e per fortuna ho un po' di giardino. Mi sono dedicato al lavoro, pur facendolo a distanza e utilizzando i nuovi strumenti a disposizione. Avevamo grosse difficoltà, però, a incontrare i truffatori che giravano. Nonostante ciò, non abbiamo rinunciato mai a fare compagnia a tanti italiani chiusi in casa. Una grandissima gioia e soddisfazione”.
Cosa si può fare per aiutare i giovani a venir fuori da anni difficili?
“I ragazzi vivono tuttora un periodo di incertezza. Il futuro fa paura ai giovani di qualunque generazione. Il momento che viviamo non aiuta a distendere le ansie. Il Covid ha messo a dura prova l’attività sociale. Ha portato i ragazzi non solo a doversi preoccupare di un esame o di un’interrogazione, ma si è aggiunta la difficoltà di vivere in una fase in cui comunque avevano tanta voglia di fare. Oggi la crisi internazionale crea problemi di preoccupazione anche dal punto di vista economico e quindi di ricaduta sul mondo del lavoro. Per i giovani, quindi, essere preoccupati è normalità”.
Abete è protagonista con un tour motivazionale. La sua infanzia è stata facile?
“È stata abbastanza tranquilla, normale, in una famiglia come tante che viveva di cose semplici. Ho vissuto gli anni della crescita nella mia città, Avellino, una piccola realtà. Sono sempre stato un ragazzino timido e riservato. La voglia di conoscermi in profondità, poi, mi ha spinto a una sperimentazione costante che mi ha portato a essere quello che sono. La mia famiglia mi ha sempre supportato, mi ha insegnato i valori della legalità, della correttezza, del rispetto per il prossimo, per le donne, per ciò che siamo noi stessi. Devo dire grazie a chi mi ha cresciuto perché se oggi riesco a fare le cose in un certo modo è anche merito loro”.
Chi è stato il primo a credere nel suo talento?
“I bambini. Nella mia città ho cominciato l’attività da animatore per guadagnare qualche soldino mentre studiavo all’università. Sono stati i miei piccoli fans, quelli che mi volevano alle loro feste, a farmi appassionare al mondo dello spettacolo. Mi facevano capire quando era il caso di correggere il tiro e quando invece il contrario”.
Come è iniziata la sua carriera?
“Facendo l’animatore, poi sono passato ai matrimoni. Qualcosa di semplice, non prestigioso. Nonostante ciò l’ho fatto sempre con grande serietà. Pian piano ho cominciato a sperimentarmi nel ruolo di clown e dopo averlo fatto per qualche anno ho capito che non volevo fare l’architetto, ma che piuttosto mi sarebbe piaciuta un’esperienza televisiva. Ho messo su, quindi, un format per bambini su un’emittente locale e da lì sono poi diventato l’inviato di Striscia”.
Che idea si è fatto della politica italiana? Cosa ne pensa di Mario Draghi?
“È difficile esprimere un’opinione sulla politica in generale perché si finirebbe con l’essere troppo vaghi. Le istituzioni hanno un ruolo importante e le criticità che vivono non sono poche. Molto spesso critico la ricerca del colpo a sensazione. Alcuni politici sono più impegnati a racimolare consensi sui social che lavorare in un certo modo. Ci sono tante cose su cui si potrebbe lavorare meglio. Ovvio che il momento non è facile e ci sono figure come Mario Draghi, tecnici, che portano il loro contributo seguendo quella che può essere la loro azione. Quando c’è da dire che qualcosa non va è giusto farlo, pur avendo sempre rispetto nei confronti di chi governa”.
Tra i vari Conte, Salvini, Meloni, chi preferisce?
“C’è sempre qualcosa che salvo e qualcosa che non approvo. Nascendo dal volontariato, dall’associazionismo ed essendo vicino ai problemi della gente che ci scrive, mi rendo solo conto che c’è tanto da fare”.
Tornando a Striscia e alla sua esperienza televisiva, quale l’errore più grande della carriera?
“La giacca di velluto. È troppo calda in estate ed è purtroppo troppo fredda in inverno. Ci vorrebbe una giacca con l’aria condizionata o con un tessuto termico in grado di gestire gli sbalzi”.
Quale, invece, il rimorso?
“Con il mio staff, mi dedico giorno e notte a dare risposte ai miei conterranei, a cercare punti di incontro tra i problemi e il trovare soluzioni. Il rimorso che ho è che nonostante facciamo molto, vorrei sempre ancora di più. Mi sento poco personaggio televisivo e molto amico dei cittadini che posso aiutare in qualche modo”.
Abete è stato esposto fin troppo al pericolo. Quali sono le sue paure più grandi?
“Ormai sono abituato al pericolo. Abbiamo imparato a gestire le situazioni più delicate e proviamo a mettere in campo qualche precauzione. Penso di essere un’incosciente razionale. Ho un pizzico di follia che mi porta laddove nessuno andrebbe, ma allo stesso tempo ho una razionalità che mi induce a gestire con freddezza anche i momenti più complicati. Questo è il mio talento, la mia fortuna”.
Può rivelare qualche curiosità tra i conduttori di Striscia. Chi è il suo preferito?
“Ognuno ha caratteristiche specifiche. Ero molto legato a Ficarra e Picone, ho grandissimo rispetto per Michelle Hunziker, artista straordinaria. Gerry Scotti è un mostro sacro della televisione, una figura di presentatore con un carisma come pochi. Ezio Greggio e Iacchetti sono la storia del programma. Ci sono, poi, i nuovi, quelli che sono di passaggio, che creano una ventata di freschezza. Pur essendo inviato dal 2005, continuo a sentirmi spettatore di Striscia e quindi ho rispetto per tutti”.
Chi ritiene un maestro?
“Non ho un cantante o un attore preferito. C’è una persona alla quale devo molto: Antonio Ricci. Non solo perché ha dato un’opportunità a un conduttore di un programma per bambini di provincia, ma per gli insegnamenti che porterò con me. Quando sono stato in prova, mi ha sempre detto non dimenticare mai il clown che sei. Non smettere mai di essere autoironico. Mettiti sempre in gioco”.
Ha mai pensato a un futuro senza Striscia?
“È difficile immaginarlo. Chi mi conosce già sa che ero così quando non avevo la giacca verde e il marchio di Canale 5. Sono nato come un guerriero che lotta contro le ingiustizie, che non digerisce le cose brutte e si batte per un ideale di rispetto e civiltà. Grazie a Striscia riesco a fare ciò che ho sempre sentito dentro. Avrei difficoltà a vedermi altrove”.
Quali i progetti per il futuro?
“Dal punto di vista lavorativo faccio già tantissimo. Sono impegnato con Striscia nove mesi, con il tour motivazionale un anno intero. Ci sono, poi, gli incontri nei luoghi di aggregazione, nelle università, nelle scuole.
Mi piacerebbe sperimentare nuove forme digitali per produrre un qualcosa che possa abbracciare un target sempre più ampio, trasmettendo valori come il coraggio, la capacità di ritrovarsi più vicini anche se non ci si conosce. Sono opportunità che mi piacerebbe sviluppare con iniziative e progetti”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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