Adesso i supereroi sono formato famiglia

Arriva su Fox la serie No ordinary family. La ricetta che ha affascinato il pubblico Usa è un classico sin dalla crisi degli anni Trenta: gente normale che riceve poteri speciali. In più ci sono ironia e attenzione alla vita di tutti i giorni

Adesso i supereroi sono formato famiglia

Meno male: abbiamo avuto una bella crisi. E quando l’economia è abbacchiata dall’America ci arriva sempre qualche nuovo supereroe. Non per niente da Superman, nato a fine anni Trenta per reagire all’onda lunga della crisi del ’29, passando per Capitan America e Namor, subito arruolati contro i nazisti e l’impero del Sol Levante, gli eroi nati negli anni Trenta e Quaranta sono riusciti, con il loro mito che si contrappone alla brutta realtà, a durare sino e oltre le soglie del XXI secolo.

Ecco allora che in formato telefilm, le strisce a fumetti ormai non tirano più tanto, arrivare, in quasi contemporanea sui televisori a stelle e strisce e su quelli tricolori, la serie No Ordinary Family prodotta dalla Abc (in Italia trasmessa da Fox).

Il telaio meccanico che intreccia ordito e trama di questa fiction è esattamente quello risalente alla vecchia fabbrica dei sogni anti Grande depressione. Basta crisi e dubbi esistenziali e giganteschi viaggi nell’inconscio alla Lost o drammoni fanta-religiosi alla Battlestar galattica. Fine anche del triste superomismo dei vampiri cucinato in tutte le salse.

Qui i buoni tornano buoni senza troppi chiaroscuri e, in modo molto yankee, fanno sognare il nerd che è in noi, in tutti noi. Ecco allora il plot molto semplice ma fatto funzionare in maniera egregia dagli ideatori della serie Greg Berlanti (Dirty Sexy Money e Brhoters&Sisters)e John Harmon Feldman. La famiglia Powell -composta da un padre poliziotto e bonaccione, da una madre bella e carrierosa, nonché da due figlioli con qualche sfiga (lei è in piena crisi adolescenziale lui a scuola è lo scemo della classe)- si trascina nelle crisi della modernità (più care ai produttori tv di quanto lo fossero a Italo Svevo). Per ritrovare l’unità famigliare il padre Jim propone a tutti un bel viaggio in Amazzonia. Ovviamente andrà malissimo, alla prima gita «into the wild» il loro aereo, travolto da una strana tempesta, precipita in uno fiume (Rio delle Amazzoni o dintorni) dalle colorazioni fosforescenti. L’equipaggio ovviamente ci rimette le penne ma i Powell, altrettanto ovviamente, restano incolumi. E appena arrivati a casa scoprono di aver sviluppato degli incredibili super poteri.

Il 6 ottobre (giorno dello sbarco in Italia) non cambiate canale proprio alla scena dell’ammollo nelle magiche acque, dicendo questa tiritera l’ho gia vista, letta e sentita (iniziò Omero col bagnetto antiproiettile del prode Achille).

Infatti la storia subito dopo decolla, grazie anche all’arma dell’ironia. Pur con qualche debito verso l’immortale serie anni Ottanta Ralph Super Maxi Eroe (anche quella guarda caso dell’Abc) e qualcuno di più verso il lungometraggio animato Gli Incredibili, che fece fare dei bei soldoni alla Pixar nel 2004, No Ordinary Family azzecca il cocktail giusto per affascinare. Jim Powell (interpretato da quel Michael Chiklis che ha dato il volto al cattivissimo sbirro di The Shield) è fantastico nel gigioneggiare con i suoi super poteri. Tipo, si accorge di essere fortissimo e anti proiettile. Allora gli viene anche il dubbio di poter volare. Il tentativo con enorme buco nell’asfalto sarà da comica anni Trenta ma diverte. E Chiklis, nelle sue super disavventure e nel destreggiarsi tra la moglie e una collega troppo sexy, riesce a dare un volto convincentissimo e dolce (lui che in altri ruoli sembrava la versione cattiva di Bruce Willis) a tutti coloro che, con le doti che hanno, fanno tutto il possibile per rendere il mondo un po’ meno schifoso: senza per questo cadere mai nel cliché del macho. La moglie Stephanie (Julie Benz), oppressa tra carriera e ménage domestico, che ottiene il dono di una super velocità incarna invece il sogno nascosto di tutte le mamme del mondo. Ed è inutile fare i sofisticati, le signore, appena la vedono in azione, dicono: «figo» e si siedono sul divano a tifare per lei che mette al suo posto il collega stronzetto.

E questa mimesi è inevitabile anche per i più piccoli: nessuno studente un po’ «trota» resiste al fascino della trasformazione del piccolo JJ Powell, che diventa un super genio, e non c’è alcuna ragazzina angosciata che non empatizzi all’istante con il dono-maledizione di Daphne Powell (brutto leggere nella mente delle amiche e del fidanzato un po’ porco). Il resto e un tourbillon di avventure dove spuntano anche dei super cattivi e l’effetto speciale non guasta mai.

Ecco spiegato perché la prima puntata Usa ha inchiodato allo schermo 10,7 milioni di persone tallonando da vicino la musical fiction Glee, che è il vero blockbuster del momento, e serie inossidabili come NCIS.

Sullo schermo c’è una famiglia che è tanto speciale ma in fondo normale, il mito diventa domestico e l’avventura inizia nel giardino di casa, senza che nessuno abbia una rombante batmobile o la mascherina sugli occhi.

Come ha detto Michael Chiklis in occasione dell’uscita americana: «Io amo il genere dei supereroi (ha interpretato anche la Cosa dei Fantastici quattro, ndr) ma penso che questa serie vada oltre, i super poteri rendono la storia divertente ma alla fine è un modo di parlare della famiglia e anche di quello che succede a chi ci guarda dal divano». Infatti super poteri o non super poteri i Powell finiscono anche dal consulente matrimoniale (e meno male che non gliele suonano).

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