Anche i vescovi contro Sanremo: ​"Nessun rispetto per le donne"

Avvenire, il quotidiano della Cei, contro Junior Cally: "Canta le donne senza alcun rispetto". La Rai? "Ha dimenticato il suo ruolo"

Anche i vescovi contro Sanremo: ​"Nessun rispetto per le donne"

Il Festival di Sanremo inizierà senza il pieno consenso dei vescovi. Sul quotidiano della Conferenza episcopale italiana (Cei), Avvenire, infatti, è netta la presa di posizione in difesa delle donne.

In particolare, il giornale di proprietà dei vescovi si scaglia contro le dichiarazioni fatte da Amadeus, il direttore artistico della 70° edizione del Festival, in conferenza stampa, quando aveva presentato Francesca Sofia Novello, una delle donne che salirà sul palco dell'Ariston. Il presentatore, infatti, aveva definito la fidanzata di Valentino Rossi come una "ragazza molto bella anche per la sua capacità di stare vicino a un grande uomo stando un passo indietro". E sul direttore artistico si era scatenata una bufera di polemiche. Ma a far storcere il naso ad Avvenire è anche la presenza a Sanremo di Junior Cally, il rapper famoso per i testi sessisti.

"Ci sono momenti in cui pensi l'abbiano fatto apposta- si legge su Avvenire- Perché Sanremo, cioè il Festival, vale oro". Quindi, più se ne parla (e non importa se lo si fa positivamente o negativamente, purché se ne parli) più gli incassi aumentano. Quest'anno, riferisce il quotidiano, la previsione di incasso è di 33 milioni di euro. Dura la presa di posizione contro le parole di Amadeus: "Ci sono momenti in cui pensi che l’abbiano fatto apposta perché nemmeno un gaffeur di professione saprebbe fare certe figuracce e invece di scusarsi ripetere all’'nfinito 'sono stato frainteso'".

Non piace nemmeno l'invito fatto a un trapper come Junior Cally, che "canta la donna senza alcun rispetto, inscenando in un video - lui dice 'per denunciare' - un femminicidio". Una presenza che stona, soprattutto dopo che il Festival è stato presentato come uno spettaccolo che "sarà incentrato sulle donne". E non bastano le dichiarazioni di chi sostiene che il rapper sia cambiato: "Lo speriamo tutti- scrive Avvenire- Ma servono fatti, non parole". E a chi sostiene che nessuna arte possa essere sottoposta a censura, il quotidiano dei vescovi replica: "In nome della libertà non tutto può e deve essere visto e ascoltato anche dai bambini". Inoltre, il giornale ricorda quando, nel 1993, Nek portò a Sanremo il brano In te, sul tema dell'aborto: "Lo distrussero. La sua colpa? Era pro vita. Perché vuoi mettere quanto fa tendenza essere dalla parte dei trapper, sempre e comunque, piuttosto che – insieme – della vita e dell’integrale dignità femminile?".

Infine, il giornale si scaglia contro Sanremo e la Rai, che "sembrano avere dimenticato qual è il vero ruolo che ancor oggi hanno", in quanto "vetrina televisiva

più importante del Paese". Per questo, "qualunque azione o parola andrebbe pesata e soprattutto pensata attentamente", perché non basta annunciare di voler promuovere le donne, ma servono poi i fatti.

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