Figli d'arte

Andrea Zenga: "Tifo Inter, sogno un talk sportivo e allenare i giovani"

Il figlio dell'ex celebre portiere dell'Inter, Walter Zenga, si racconta, svelando i suoi sogni, i progetti e la voglia di lasciare un segno nel mondo del calcio, come allenatore. Andrea Zenga è il protagonista della nostra rubrica "Figli d'arte"

Andrea Zenga: "Tifo Inter, sogno un talk sportivo e allenare i giovani"

Alto, atletico, il sorriso stampato in faccia e la faccia sognante di un 26enne che ama il mondo del calcio. Andrea Zenga è un figlio d’arte, si tratta del terzogenito nato dall’amore tra Walter Zenga e Roberta Termali. I due poi si sono separati. Andrea è stato anche tra i protagonisti con la sua fidanzata Alessandra Sgolastrasono della prima edizione di “Temptation Island Vip”, condotta da Simona Ventura.

Che ricordi hai della tua esperienza a “Temptation Island Vip”?

"È stata una bella esperienza. Sono successe molte cose al di là della registrazione del reality, oltre alle storie tra le coppie, ho fatto tantissima amicizie con gli altri ragazzi. Non ci sono solo momenti difficili. Temptation Island è un villaggio, dove si svolgono le dinamiche di una coppia, ma c'è anche tanto altro..."

E con la conduttrice Simona Ventura, com'è andata?

“Ho un ricordo bellissimo di lei, soprattutto perché dopo la seconda settimana del programma, in cui ho vissuto momenti difficili, mi è stata molto vicina a livello emotivo”.

Quindi come vanno le cose con la tua fidanzata Alessandra Sgolastrasono?

“Benissimo, per fortuna stiamo ancora insieme!”

Proprio come tuo padre, hai intrapreso la carriera nel mondo del calcio, ricoprendo lo stesso ruolo di Walter: il portiere. Come mai poi ti sei fermato?

“Ho giocato nel calcio dilettantistico, non sono riuscito a fare di più. Un po' mi ha anche penalizzato l'organizzazione della squadra giovanile delle squadre in cui ho militato. Il calcio rimane comunque sempre nel mio cuore”.

Ti piacerebbe far parte dei talk sportivi?

“Sarebbe il mio sogno. Mi piacerebbe fare parte di una trasmissione calcistica da “Tiki Taka” a “Quelli che il calcio”, ma credo sia difficile perché invitano di solito ex calciatori ed editorialisti, non personaggi che vengono da reality, come me. Mi piacerebbe essere realizzato dal punto di vista lavorativo e far combaciare la mia passione con il mio lavoro. Dunque parlare di sport e lavorare coi ragazzi, come coach, in qualche squadra giovanile. Vorrei anche creare una mia famiglia nel futuro prossimo”.

Ami i bambini?

“Molto. Sono cresciuto con i miei fratelli più piccoli, giocavo spesso con loro e anche a calcio facevo il loro allenatore”.

Hai rimorsi?

“Quello di non aver fatto l'università. Subito dopo la scuola ho lavorato in ufficio e non ho dato mai molto peso allo studio. Tornassi indietro mi iscriverei all'ISEF- L'istituto superiore di educazione fisica”.

Sei molto attivo su Instagram, ci tieni alla tua immagine?

“Certo, però mi piacerebbe presto cambiare un po' la linea editoriale del mio profilo. Vorrei mostrare le mie passioni, come appunto il calcio, vorrei renderlo un po' più mio, devo lavorarci.

Il tuo punto di forza e il tuo punto debole?

“Il punto debole è che sono onesto e trasparente, non riesco a chiedere niente a nessuno. Non ho il pelo sullo stomaco, dovrei farmi meno problemi, mi faccio condizionare dal mio essere così. Perciò se devo chiedere un favore non ci riesco proprio. Il punto di forza è la mia sincerità”.

Hai perso dei treni importanti nella tua vita per la tua sincerità?

“Sì, credo proprio sia successo”.

Non vedi tuo padre da 12 anni ma non ne hai mai fatto un problema, come altri che vanno in tv lamentandosi. Da dove viene questa maturità?

“Non critico le persone che vanno in tv a rivendicare un cognome. Non è la mia situazione. Non ho nulla di cui lamentarmi. I miei genitori si sono separati, proprio come accade in tantissime famiglie. Ma non voglio essere ipocrita. Il rapporto con mio padre non l'ho mai cercato né tantomeno ho voluto usare il mio cognome per avere un po' di visibilità. Non ho mai voluto espormi su di lui perché non ce n'è mai stato bisogno. Preferisco che la gente mi riconosca i meriti per qualcosa che so fare e non per il peso del mio cognome”.

Per quale squadra tifi?

“(ride, ndr) Eh proprio per l'Inter...

”.



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