E in effetti c'è qualcosa di divertente eppure pensieroso in questo disco che Antonio Maggio (vincitore Giovani al Festival dell'anno scorso) ha presentato ieri. Pop, e va bene. Ritmo, e siamo d'accordo. Ma in L'equazione c'è anche una dose di riflessioni che in un ragazzo di ventisette anni, giovane ma ormai di lungo corso (era negli Aram Quartet vincitori del primo X Factor), è piuttosto imprevedibile: «Forse è troppo dire che questo sia un concept album, ma tutte le canzoni sono legate da un filo comune di ispirazione kantiana: trasformare le difficoltà in opportunità». Per farlo ha snocciolato dieci brani inediti e una cover (La donna riccia del conterraneo Domenico Modugno) che insieme fanno un quadro d'autore, con personaggi quasi felliniani (Pirindiffi, uno stralunato pittore di Squinzano che un giorno si sdraio sui binari per finire la propria vita), citazioni di De André (il dissacrante tributo a Boccadirosa in Pompe funebri da Lucrezia) e il featuring di Clementino in una canzone che ha tutti i carati per diventare tormentone (Stanco). Insomma, L'equazione (che è anche il titolo del primo singolo in radio) è un disco che, come ha spiegato lui, molto compìto e professionale, «ha una doppia lettura, quella data dal testo e quella del sottotesto». Per capirci: «Gioco molto tra ciò che racconto in modo esplicita e ciò che al quale alludo». I testi sono molto ironici, cesellati da giochi di parole («In questi tempi molto tecno e poco logici» da L'equazione) e da intuizioni divertenti, come i versi tronchi di Lo sai che lo so, ideale proseguio di Mi servirebbe sapere che ha vinto Sanremo.
«Mi aspettavo di tornarci quest'anno e infatti avevo presentato il brano L'etere: ma non è andata bene. Il mio Festival è stata l'esperienza più entusiasmante della mia vita, magari ci provo la prossima volta». E occhio perché potrebbe arrivarci da big davvero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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